Non desta troppa meraviglia la notizia che le domande di risarcimento per danno alla reputazione, presentate dinanzi il Tribunale civile di Roma nel quinquennio 2015-2020, vedono i magistrati al primo posto per richieste accolte, mentre tutte le altre categorie (imprenditori, professionisti) vedono di sovente respingersi la richiesta presentata.
Per i magistrati in 7 casi su 10 la domanda viene accolta; con riferimento a tutte le altre categorie la media normalizzata è inversa: in 7 casi su 10 la domanda è respinta.
Siamo stati tra i primi (a questo link per la consultazione) ad evidenziare l’anomalia del recente caso di indennizzo per ingiusta detenzione che ha visto protagonista un magistrato che ha ricevuto per 61 giorni di arresti domiciliari la somma di euro 48.800.
Lo sfortunato magistrato, secondo il calcolo aritmetico normalmente in uso, avrebbe dovuto avere la somma di euro 7.192,50 pari a euro 117,91 per ogni giorno trascorso presso l’abitazione.
La Corte d’appello di Milano nel riconoscere l’indennizzo di 48.800 euro si è discostata notevolmente dalla media e i difensori del magistrato hanno sottolineato che la pronuncia sull’indennizzo è definitiva e si tratta di una somma “di sette volte superiore a quello che secondo il calcolo matematico sarebbe stato dovuto”.
Quindi per ogni giorno di arresti domiciliari sono stati riconosciuti euro 800,00 e nel calcolo si è tenuto conto del danno alla reputazione subito.
Come ha fatto notare l’avvocato milanese Guido Stampanoni Bassi, una recente ricerca sugli esiti delle domande per danno alla reputazione evidenzia un’altra singolarità.
Uno studio, a cura dei Professori Pieremilio Sammarco e Vincenzo Zeno-Zencovich e pubblicato sulla rivista “Il Diritto dell’informazione e dell’informatica” nel 2021 (consultabile a questo link), ha preso in rassegna 628 sentenze emesse dal Tribunale civile di Roma, dal 2015 al 2020, in tema di danno alla reputazione.
In quasi i due terzi dei casi (405 su 628) le richieste di risarcimento sono respinte.
In estrema sintesi, quasi 2 domande su 3 vengono rigettate, anche se il dato deve essere calibrato considerando che si sono indicate come sentenze di accoglimento anche quelle contenenti un parziale rigetto nei confronti di taluni convenuti, ovvero di rigetto della domanda di taluni attori.
Nel caso dei magistrati, in 7 casi su 10 la domanda viene accolta; con riferimento a tutte le altre categorie la media normalizzata è inversa: in 7 casi su 10 la domanda è respinta.
In particolare, le richieste di risarcimento di politici e imprenditori non sono accolte sovente (solo nel 31 e nel 34 per cento dei casi), per i professionisti la percentuale scende al 21 per cento; lo sono, invece, quelle dei sindacalisti (il 60 per cento) e dei magistrati (il 71 per cento), per i quali la media è inversa rispetto a quella generale, pur se le liquidazioni dei danni accordate ai magistrati si mantengono nella media.
