Magistrato indennizzato per un importo “di sette volte superiore a quello che secondo il calcolo matematico sarebbe stato dovuto“: la notizia è stata diramata ieri dall’Ansa.
L’ex procuratore facente funzioni di Aosta P.L. che nel 2017 aveva trascorso 61 giorni ai domiciliari nell’ambito di un procedimento penale per induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento, da cui nell’ottobre 2021 era stato definitivamente assolto è stato indennizzato per l’ingiusta detenzione subita.
Lo sfortunato magistrato aveva trascorso 61 giorni agli arresti domiciliari e per il calcolo aritmetico normalmente in uso avrebbe dovuto avere la somma di euro 7.192,50 pari a euro 117,91 per ogni giorno trascorso presso l’abitazione.
La Corte d’appello di Milano ha riconosciuto un indennizzo di 48.800 euro per ingiusta detenzione e i suoi avvocati informano che la pronuncia sull’indennizzo è definitiva e si tratta di una somma “di sette volte superiore a quello che secondo il calcolo matematico sarebbe stato dovuto“.
L’euforia degli avvocati è giustificata: ricordiamo che recentemente è dovuta intervenire la cassazione sezione 4 con la sentenza numero 24106/2024 che ha annullato l’ordinanza della Corte di appello di Catanzaro che in parziale accoglimento della richiesta di riparazione per ingiusta detenzione avanzata nell’interesse di R.R..
Lo sfortunato R.R. è stato ristretto in custodia cautelare in carcere complessivamente dal 12 luglio al 2 settembre 2003, in relazione all’accusa di partecipazione ad associazione mafiosa ed altro, accusa archiviata con decreto del 25 ottobre 2017, ha liquidato allo stesso l’importo complessivo di 12.498,46 euro, calcolati moltiplicando la somma di 235,82 euro per ogni giorno di carcere per i 53 giorni trascorsi in cella, mentre ha rigettato ogni altra richiesta ritenendo che «Non possono essere considerati ulteriori pregiudizi alla vita sociale e familiare dell’istante in quanto genericamente enunciati nella richiesta di liquidazione e sforniti di alcuna prova» (così alla pagina 3 del provvedimento impugnato).
La Cassazione rileva che in effetti emerge che nel grado di merito era stata illustrata e prodotta l’ampia documentazione che è nuovamente allegata al ricorso.
Si tratta di numerosi articoli di stampa nazionale idonei a dimostrare la ampia diffusione che ha avuto la notizia dell’arresto di R.R. ed il conseguente nocumento all’immagine dello stesso; di consulenze di parte e di varia documentazione sanitaria utili a comprovare le gravi conseguenze psicologiche patite dall’indagato; di una relazione tecnica redatta da professionista sull’andamento commerciale della società gestita dal ricorrente prima e dopo la privazione della libertà; tutti documenti idonei a comprovare, in tesi di parte ricorrente, ulteriori danni patiti per effetto della ingiusta carcerazione.
Preso atto della decisione della Corte di appello di Milano anche il Signor R.R. di Catanzaro potrà coltivare speranze per il precedente della Corte di appello meneghina che è un bel segnale che si accompagna alla mancata impugnazione in cassazione del provvedimento da parte della Procura Generale.
A questo punto la domanda maliziosa sorge spontanea, come diceva Antonio Lubrano: “Il riconoscimento dell’indennizzo, superiore di ben 7 volte la consuetudine normativa, rimarrà un caso isolato?”
Noi annotiamo che per 53 giorni in carcere la somma è di euro 12.948,46 mentre per 61 giorni agli arresti domiciliari la somma è di euro 48.800,00 … non c’è dubbio bisogna festeggiare.
