Una storia dimenticata, una vicenda che ha anticipato i casi Aldovrandi e Cucchi, la morte della ragazza Alberta Battistelli avvenuta a Roma il 10 luglio del 1980.
Una ragazza alla guida di una Fiat 500 non si ferma a un controllo dei vigili urbani presso Piazza di Santa Maria in Trastevere, da poco divenuta isola pedonale.
I vigili urbani esplodono numerosi colpi all’indirizzo dell’auto e non mirano alle gomme, alla fine si conteranno 21 colpi sparati in direzione della ragazza che finirà la sua vita a bordo di un’ambulanza.
Lo sdegno per l’accaduto arriva in Parlamento dove sono numerose le interrogazioni parlamentari, ricordiamo che era in vigore la Legge Reale del 1975, sulla pubblica sicurezza.
Dalle pagine del quotidiano socialista l’Avanti leggiamo:
«Non bastavano i carabinieri e gli agenti di polizia a sparare contro auto che non si fermano all’alt per un controllo o ad un posto di blocco, e, come purtroppo spesso è accaduto, ad uccidere. Adesso ci si mettono anche i vigili urbani a sparare contro auto indisciplinate e ad uccidere. Addirittura contro automobili che penetrano in un’isola pedonale, come è accaduto ieri notte a Roma in Trastevere. Adesso qualcuno dirà che l’auto era rubata e che la donna che era al volante e che è stata uccisa, poco prima aveva tentato uno scippo.
Ma questo i vigili urbani, quando hanno sparato, non lo sapevano. E in ogni caso non sarebbe stato un motivo sufficiente per sparare «ad uomo» come hanno fatto».
Le indagini condotte dal procuratore Giorgio Santacroce si trovano di fronte ad un muro di gomma, sono molte le testimonianze contraddittorie e le versioni fornite dai vigili urbani, che inizialmente ammettono di aver sparato tre colpi di arma da fuoco che in realtà alla fine delle indagini risulteranno 21 e di questi due sono quelli mortali.
Negli archivi poco si trova dei processi celebrati a Piazzale Clodio ai tre vigili se non una Registrazione audio del 23 luglio 1981 sul “Caso Alberta Battistelli (uccisa da tre vigili a Trastevere)”, di Radio Radicale che chiede all’avvocato Pisauro di spiegare la derubricazione del reato disposta dal giudice istruttore di Roma.
Caso Alberta Battistelli (uccisa da tre vigili a Trastevere) (23.07.1981) (radioradicale.it)
I tre vigili urbani, dopo un tortuoso iter giudiziario, verranno condannati a quattro anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
Ricordiamo che l’iniziale incriminazione di omicidio volontario verrà derubricata dal giudice istruttore dott. Torri in eccesso colposo di legittima difesa e alla fine la Cassazione nel 1987 derubricherà il tutto in omicidio preterintenzionale.
Nella perizia balistica agli atti del processo si legge che l’auto condotta da Alberta Battistella era stata: “investita da un vero uragano di pallottole e che, uno di quei colpi era stato addirittura esploso a trenta centimetri dal corpo dell’infelice Alberta. Quindi probabilmente con la pistola infilata nel finestrino”.
A seguito dell’accaduto il Parlamento decise di togliere le pistole ai vigili urbani neoassunti come ricorda il 30 gennaio 2009 un sindacato di categoria: “Bisogna riandare al 1980 per rievocare l’uccisione di Alberta Battistelli ad opera dei vigili urbani.
Da allora in poi si decise che i vigili neoassunti non dovessero più essere armati, ma le armi rimasero per quelli che erano già in servizio” Unione Sindacale di Base: Roma. ARMI AI VIGILI? NO, GRAZIE! (usb.it)
Alberta Battistelli meriterebbe di essere ricordata dalla sua città almeno con una targa in memoria e la sua vicenda è un monito per tutti noi.
