È assai nota la storia, raccontata anche da Bertolt Brecht, del povero mugnaio tedesco Arnold che, sottoposto a continue vessazioni da parte di un potente aristocratico, non si sottomise, dicendo a se stesso “Ci sarà pure un giudice a Berlino“, e alla fine riuscì perfino a spuntarla.
Fa bene al cuore sapere che c’è giustizia anche per i poveracci che hanno dalla loro soltanto il buon diritto.
Ma non si fa a tempo a rallegrarsi che subito spunta una storia uguale e contraria.
Nel suo libro Il formaggio e i vermi, pubblicato da Adelphi (ultima edizione del 2019), lo storico e saggista Carlo Ginzburg racconta la triste fine del mugnaio friulano Domenico Scardella detto Menocchio che nel sedicesimo secolo fu processato per eresia e messo a morte dalla Santa Inquisizione.
Nel corso del giudizio il Menocchio, esasperato dal giudizio in sé e dalle formule arcane ivi usate, si rivolse ai giudici ecclesiastici con queste parole: “Io ho questa opinione, che il parlar latin sia un tradimento de’ poveri, perché nelle litte li pover’homini non sano quello si dice et sono strussiati, et se vogliono dir quatro parole bisogna haver un avocato“.
Un’opinione netta quella del povero mugnaio friulano: il “parlar latino” usato e abusato nelle “litte” (controversie giudiziarie) era una sorta di oppio per i popolani che venivano messi in condizione di non capir nulla di quello che avveniva, strizzati come fossero strofinacci (“strussiati“) e costretti a farsi rappresentare da un avvocato.
Mica fesso il Menocchio: secoli fa e con la sua poca istruzione aveva già capito la capacità mistificatoria del linguaggio giuridico e dimostrato la falsità della tesi, affacciatasi molti anni dopo, che da qualche parte che c’è sempre un giudice pronto a rendere giustizia ai mugnai.
Non si stai mai tranquilli, questa è la verità.
