La vicenda della diffusione del dialogo intercettato in carcere tra Turetta e i suoi genitori ha un tema di fondo non affrontato.
Quale contributo alle indagini avrebbe potuto portare intercettare l’indagato a colloquio con il padre e la madre?
Ancora una volta si guarda il dito invece che la luna.
Tutti a pontificare sulle frasi dette dal padre ed è partita l’ennesimo bla bla voyeuristico che contraddistingue da decenni questo Paese.
Ricordiamo il caso di Cogne e quello di Pietro Maso.
In entrambi la stampa ha sempre ricercato particolari nelle relazioni familiari e queste pseudo notizie sono state diffuse alla ricerca della morale facile.
Anche nel caso Turetta la stampa ha dapprima alimentato l’istinto moralista per poi fare retromarcia, vista la mal parata, per riposizionarsi questa mattina con articoli che danno spazio allo strazio e alle paure che hanno dettato quelle parole dei genitori, messi alla berlina o per meglio dire alla gogna mediatica e dimenticati appena ci saranno nuove vittime da azzannare.
Dopo tutto questo inutile bla bla rimane il punto centrale della questione: perché è stato intercettato il dialogo in carcere tra Turetta e i genitori?
Serviva alle indagini?
Sono queste le domande che dovrebbe porsi la stampa invece di alimentare il voyeurismo giudiziario.
