L’imperdibile analisi sui suicidi in carcere del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (Vincenzo Giglio)

Sul sito web istituzionale del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà nazionale si dà notizia della pubblicazione di uno studio aggiornato al 20 giugno 2024 degli eventi suicidari nei penitenziari nazionali.

In effetti, con gli opportuni clic si arriva a due documenti: Focus suicidi 2024 e Analisi suicidi in carcere anno 2024.

Li ho scaricati entrambi e i lettori interessati li troveranno allegati alla fine del post.

Il Focus è una tabella che riporta una serie di dati per ciascuno dei 44 detenuti che si sono tolti la vita da inizio anno al 20 giugno.

L’Analisi – così si legge nel sito – “rappresenta anche in tabelle i dati elaborati dal Garante nazionale, corredate da brevi osservazioni”.

Ho letto questo secondo documento, sperando e immaginando di trovarvi qualcosa di più rispetto al Focus.

Le mie speranze sono lievemente scemate allorché ho constatato che l’analisi era fatta di sette pagine e che la parte scritta bastava appena a riempire una di esse.

Ma poi mi sono detto che la quantità non è sinonimo di qualità e sono andato avanti.

Ho appreso così che i 44 suicidi al 20 giugno sono “un dato elevato rispetto allo stesso mese di giugno del 2023 che furono 34 (+ 10), mentre a fine giugno del 2022 furono 33“.

Una notizia rilevante, senza dubbio, al di là della scrittura un po’ stentata.

Seguono poi analisi spettrali sul genere dei detenuti suicidi ed ancora su nazionalità, fasce d’età, posizione giuridiche, imputazioni contestate, tempo di permanenza in carcere, precedenti segnali di disagio, precedenti eventi critici e tentativi di suicidio, tipologia di reclusione.

Questi i dati più significativi: oltre metà dei suicidi sono avvenuti a poca distanza dall’inizio della carcerazione; quasi metà dei suicidi hanno riguardato detenuti che si erano resi protagonisti di eventi critici e un quarto del totale sono stati messi in atto da persone che avevano già provato a togliersi la vita e che proprio a cause di queste situazioni erano state sottoposte alla misura della cosiddetta “grande sorveglianza”.

Qui finisce l’analisi e lo intendo in senso letterale: non c’è più un rigo da leggere.

Sono quindi costretto, non per arroganza ma per supplenza, a tirare io stesso le somme, cosa che comunque potrebbe fare chiunque sia dotato di buon senso: l’ingresso in carcere e il periodo che segue immediatamente alla perdita della libertà sono i momenti più drammatici e stressanti della detenzione; il suicidio è spesso preceduto da ripetuti segnali di disagio; stare chiusi 23 ore al giorno in una cella provoca un elevato malessere; il rimedio al disagio non può essere l’aumento della sorveglianza che, anche se grande o grandissima, non ferma chi è intenzionato davvero a togliersi la vita.

Ci sarebbe poi la parte propositiva, che brilla per la sua totale assenza nell’Analisi del Garante, e qui dovrei elencare le tante proposte elaborate nel corso del tempo ma non lo farò perché una verità emerge con sempre maggiore evidenza: le carceri italiane sono diventate macchine infernali fatte per distruggere il corpo e l’anima degli esseri umani che hanno la sventura di finirci dentro.

E allora, come hanno detto persone illuminate, non un carcere migliore ma qualcosa di migliore del carcere.

Quanto all’Analisi del Garante nazionale, se fossero ancora in vigore i vecchi giudizi scolastici, il mio voto sarebbe di grave insufficienza. Se mi si chiedesse di motivarlo, direi che un Garante dei diritti delle persone private della libertà personale che resta muto di fronte alla perdita della vita, cioè il diritto più grande di ogni essere umano, si è già condannato all’irrilevanza.

Un commento

  1. Il Garante nazionale dei detenuti non risponde ne alla drammatica situazione dei suicidi in carcere e nemmeno alle segnalazioni di persone con gravi patologie. Come Associazione Yairaiha ETS, abbiamo inviato almeno una decina di segnalazioni con documentazione allegata, ma purtroppo non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Fortunatamente i garanti regionali e cittadini rispondono, permettendoci di ottenere qualche risultato per i detenuti comuni..ma per i detenuti in regime di 41 bis, dove serve una delega specifica, la situazione è disastrosa..

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