Le carceri sono i “cimiteri dei vivi” (di Riccardo Radi)

Oggi la Camera dei Deputati discuterà la proposta dell’On. Giachetti.

Le condizioni delle nostre carceri sono rimaste immutate nel corso degli anni ed è emblematica la lettura di questo discorso di Filippo Turati pronunciato nel lontano 1904:

Le carceri italiane […] rappresentano l’esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce che si sia mai avuta: noi crediamo di aver abolita la tortura, e i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di tortura la più raffinata; noi ci vantiamo di aver cancellato la pena di morte dal codice penale comune, e la pena di morte che ammanniscono a goccia a goccia le nostre galere è meno pietosa di quella che era data per mano del carnefice; noi ci gonfiamo le gote a parlare di emenda dei colpevoli, e le nostre carceri sono fabbriche di delinquenti, o scuole di perfezionamento dei malfattori…”.

Queste sono parole di Filippo Turati: le pronunciò alla Camera dei deputati il 18 marzo 1904, in un discorso memorabile, che poi fu pubblicato in opuscolo sotto il titolo “I cimiteri dei vivi”. 

Le carceri italiane, cimitero dei vivi; erano così centoventi anni fa, sono così oggi: quasi immutate nonostante gli anni trascorsi, la Costituzione e le riforme penitenziarie, il sistema carcere non garantisce l’incolumità dei suoi ospiti.

Alla fine di quel discorso il Turati, dopo aver descritto quelle prigioni in cui egli stesso, pochi anni prima, aveva vissuto come recluso politico, si diceva sicuro che:

I nostri figli, ne ho la convinzione, ricordando l’attuale sistema carcerario italiano, lo considereranno con quello stesso senso di orrore con cui noi guardiamo, quando andiamo in Castel Sant’Angelo, il carcere di Beatrice Cenci e le altre segrete del Medioevo…”.

Purtroppo, i pronipoti continuano ad avere orrore pensando alle condizioni dei nostri carcerati oggi. 

La proposta Giachetti non risolve la situazione degradata delle carceri ma restituisce in minima parte qualcosa a chi ha dovuto viverla. 

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