Un giudice in imbarazzo (di Riccardo Radi)

Sono un giudice che prova disagio e imbarazzo ad esercitare la giurisdizione in tema di sicurezza e salubrità sui luoghi di lavoro in un tribunale che non rispetta i precetti che sono chiamato a far rispettare“.

Inizia così lo sfogo di un giudice del tribunale di Roma raccolto da Terzultima Fermata la scorsa settimana 

La chiacchierata nasce per l’ennesima transumanza da un’aula fatiscente ad un’altra, un po’ meno malmessa, del tribunale più grande di Europa. 

Caro avvocato provo difficoltà a giudicare persone per delle mancanze in materia di sicurezza sul lavoro quando nelle nostre aule abbiamo fili elettrici scoperti, prese della corrente divelte e vistose crepe sui muri per nulla rassicuranti. Il mese scorso avevo un processo nei confronti del titolare di un bar per una presa di corrente non a norma pista a due metri di altezza da terra quando nella mia aula di udienza ci sono tutte le prese a penzoloni con i fili della corrente a vista“.

La situazione paradossale che si vive al tribunale di piazzale Clodio è sotto gli occhi di tutti ma sembra che le cataratte siano scese a tutti quelli che dovrebbero avere il compito di garantire un luogo sicuro è salubre dove esercitare la giurisdizione. 

Le aule del tribunale monocratico si trovano in condizioni indecenti, un pochino meglio quelle collegiali ma quello che colpisce è (oltre le condizioni descritte) la totale assenza di decoro anche delle suppellettili (banchi e sedie) che dovrebbero essere il minimo indispensabile per l’esercizio della giustizia ai suoi operatori. 

Spesso vediamo avvocati in piedi in aule dove mancano sedie e testimoni che stazionano in piedi per ore in attesa della loro chiamata perché non hanno dove sedersi. 

La scorsa settimana abbiamo segnalato l’invasione di piccioni in un’aula e la conseguente chiusura della stessa per giorni. 

I simpatici pennuti hanno trovato agio e conforto non solo nelle aule ma anche negli androni delle scale di piazzale Clodio e il loro guano misto a piume è l’emblema del quotidiano stato di degrado del tribunale. 

Giudice, io ci scrivo un pezzo su Terzultima“.

Scriva, scriva, avvocato, anch’io vi leggo sotto mentite spoglie, siete corrosivi e pungenti e alle volte riuscite anche a farmi sorridere“.