Corte EDU e gli invisibili italiani indennizzati (di Riccardo Radi)

Nel corso del 2024 sono oltre 800 i cittadini italiani che hanno ottenuto un “equo indennizzo” dalla Corte EDU, per le violazioni patite ad opera dello Stato italiano.

Considerando che siamo a fine maggio l’Italia ha una media (poco invidiabile) di più di 5 “equi indennizzi” al giorno.

Tali decisioni sono passate inosservate, poiché rese in forma “semplificata” oppure frutto di una composizione amichevole tra il Governo e il cittadino, con un accordo “coltivato” dalla Corte EDU.

 Le Cause risolte in questo modo si riferiscono a fattispecie ripetitive, per le quali non è richiesta la pronuncia di una Camera in composizione semplice o della Grande Camera (sovente si tratta di violazioni dell’art. 6 par. 1 della CEDU, specie per eccessiva durata del processo o per mancata esecuzione del giudicato – si rammenta che è illegittimo prevedere un giudizio di ottemperanza all’esito di una sentenza definitiva di un dato procedimento).

Il 23 maggio invece la Corte di Strasburgo ha emesso due sentenze contro l’Italia afferenti a violazioni meno ricorrenti (anzi, meno denunciate davanti alla Corte Europea).
Nella Causa Patricolo v. Italia il Governo è stato condannato per l’eccesso di formalismo adottato dalla Corte di cassazione nel giudicare inammissibili i ricorsi (non è la prima volta che i giudici certificano che la Cassazione vìola tale parametro).

 PATRICOLO AND OTHERS v. ITALY (coe.int)

 Nella Causa Contrada v. Italia (4), invece, la Corte ha rilevato la violazione dell’art. 8 CEDU (rispetto della vita privata), come conseguenza di intercettazioni telefoniche illegittime, poiché carenti del requisito della riserva giurisdizionale.

CONTRADA c. ITALIE (N° 4) (coe.int)

I nostri 800 indennizzati “invisibili” sono la dimostrazione che l’efficienza del sistema giustizia è ancora una lontana chimera.