Il primo processo in TV, in Italia andò in onda su Rai Tre in prima serata nell’autunno del 1987 nella trasmissione “Linea rovente” condotta da Giuliano Ferrara che indossava una toga ed era il pubblico ministero che elencava le colpe al reo presente in studio.
L’imputato della prima puntata era Armando Verdiglione, psicoanalista accusato di plagio ed estorsione.
Verdiglione già segnato dalla giustizia dei tribunali uscirà distrutto dalla giustizia televisiva.
Il programma Linea Rovente venne trasmesso per due anni fra il 1987 e il 1988 e segnò il debutto televisivo di Giuliano Ferrara.
Il programma rappresentava una sorta di processo articolato in due parti, la prima dedicata alla presentazione dell’imputato e del dibattito fra i testimoni, la seconda al verdetto di condanna o assoluzione deciso dalle telefonate del pubblico.
Fra i “processati” ricordiamo anche Flaminio Piccoli, Carlo Donat-Cattin, Marco Pannella, Alex Zanotelli, Franco Nicolazzi.
Lo stesso Giuliano Ferrara a distanza di anni si rese conto della sua “colpa” e scrisse: “Non essendo un liberale, e non disponendo di una rigorosa cultura delle regole se non per averla acquistata un po’ tardi, non avevo capito niente di quello che avevo fatto e di ciò che significava.
La toga, la TV, l’imputato alla sbarra (per ora metaforica e disegnata da una scenografia), i test, le prove, il sondaggio-sentenza dopo il parere del pubblico, un sondaggio telefonico che funzionava a logica binaria … la domanda e la risposta … Ma io scherzavo. Anzi credevo di scherzare e ora non mi resta che chiedere perdono.
Perché sapete tutti com’è andata a finire: le TV e i giornali la toga l’hanno indossata sul serio. Ma quando un giornalista si traveste da giudice, e un giudice da giornalista, allora la base delle nostre libertà è non già incrinata o messa in mora ma letteralmente distrutta” (Giuliano Ferrara, nell’introduzione de Il circo mediatico-giudiziario di Daniel Soulez Lariviere).
