Le singolari priorità del Garante nazionale dei detenuti: il conflitto tra la volpe e il riccio (di Vincenzo Giglio)

La questione

Felice Maurizio D’Ettore, presidente dell’autorità garante nazionale dei detenuti, è intervenuto qualche giorno fa alla presentazione della relazione per l’anno 2023 dell’omologo garante per la Regione Campania.

Nell’occasione, secondo quanto riporta Lapresse (a questo link), ha fatto questa dichiarazione: “Bisogna stare attenti a questa comunicazione distorta, specialmente gli organi di stampa. Date le notizie così come si stanno svolgendo anche tenendo conto del grande sacrificio che negli istituti penitenziari fanno i direttori e la polizia penitenziaria.

Sui suicidi che sono tanti, ci sono anche quelli evitati dal personale, dai servitori dello Stato, da coloro che dentro le istituzioni riescono a impedire, pur in un momento di difficoltà di mancanza di personale, che avvengano fatti anche molto gravi“.

Il profilo di D’Ettore

Ha 63 anni, è professore ordinario di diritto privato presso l’Università di Firenze e avvocato.

Vanta lunghi trascorsi politici: esponente di Forza Italia dalla sua nascita al 2022 e poi, dopo la mancata ricandidatura alle politiche, transitato in Fratelli d’Italia.

Con delibera del Consiglio dei ministri del 27 novembre 2023 e successivo Decreto del Presidente della Repubblica del 21 dicembre 2023, è stato nominato presidente del Garante nazionale dei detenuti, di cui fanno parte come componenti anche l’avvocata Irma Conti del Foro di Roma e il professore e avvocato Mario Serio, già ordinario di diritto privato comparato presso l’Università di Palermo.

Gli interessi scientifici del professore D’Ettore sono congrui alla sua specializzazione accademica: mediazione, protezione degli investitori, diritto civile ed economia.

Le sue pubblicazioni sono in effetti in sintonia con tali settori: si possono citare, tra le altre, La dualità istituzionale del risparmio popolare (Giappichelli, 2018), Il contratto d’albergo: profili civilistici (Giuffrè, 2008), La mediazione tra modello normativo e prassi negli affari (CEDAM, 2011).

Vanno nella stessa direzione le attività svolte dal professore D’Ettore quale membro della Camera dei Deputati del gruppo di Forza Italia nella XVIII legislatura: le proposte di legge da lui presentate come primo firmatario riguardano il codice del terzo settore, la regolamentazione del patto di famiglia e dei rapporti con i legittimari non partecipanti, l’estensione dell’accesso al fondo di solidarietà in favore di investitori in banche di liquidazione anche ai possessori di strumenti finanziari emessi dalla Banca popolare di Vicenza e da Veneto Banca.

I dati sui suicidi e sui tentati suicidi per l’anno 2023

Ho attinto per questi dati alla nota per la stampa sul report di fine 2023 dell’Associazione Antigone.

Mi sono riferito al 2023 per l’ovvia ragione che è il più recente tra gli anni per i quali si dispone di una rappresentazione statistica completa, sottolineando comunque che i dati già disponibili per il 2024 sono di ancora maggiore gravità.

Così si legge nella suddetta nota stampa: “Nel 2023 si sono tolte la vita in carcere 68 persone. Gli istituti in cui si sono registrati più suicidi sono Torino, Terni, Regina Coeli a Roma e San Vittore a Milano. In ognuno di questi istituti quest’anno si sono uccise 4 persone. 3 suicidi si sono registrati a Verona, Venezia, Taranto, Santa Maria Capua Vetere, Pescara e Milano Opera. Nel 85,3% dei casi il suicidio è avvenuto per impiccamento, nel 5,9% per asfissia con bombola da gas, nel 4,4% per sciopero fame. L’età media di quanti si sono tolti la vita era 40 anni e tra costoro 15 non avevano più di 30 anni. Nel frattempo, nel corso del 2023, negli istituti visitati da Antigone, si sono registrati in media ogni 100 detenuti 16,3 atti di autolesionismo, 2,3 tentati suicidi“.

Altre esternazioni del presidente del Garante

…Proposta Giachetti

A fine aprile il professore D’Ettore è stato audito dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati sulla proposta, patrocinata dal deputato Roberto Giachetti, di introdurre rapidamente una liberazione anticipata speciale (a questo link per il reportage del Manifesto).

D’Ettore ha snocciolato numeri (61.351 detenuti presenti a fronte di una capienza effettiva di 47.190 posti, 32 suicidi da inizio anno, 604 tentati suicidi e 3.890 casi di autolesionismo) e proprio dalla loro drammaticità ha tratto il convincimento che per adeguare le carceri italiane allo standard internazionale di legalità serve non una misura tampone svuotacarceri ma una risposta sistemica ampia.

Di questa, secondo il Garante, dovrebbero far parte la velocizzazione delle procedure per la concessione della detenzione domiciliare ai detenuti con pena residua non superiore a 18 mesi e la fissazione di criteri di priorità nella trattazione degli affari di competenza della magistratura di sorveglianza.

…Carcere Beccaria

Dopo l’esplosione del caso dei presunti pestaggi nel carcere minorile Beccaria di Milano, D’Ettore si è premurato di commentare in questi termini (a questo link per l’intervista rilasciata ad Affari Italiani): “Siamo in contatto con il carcere per effettuare i nostri accertamenti, dialogando ovviamente con la Procura. Si tratta di passaggi necessari e funzionali, e non è escluso che ci rechiamo sul posto. Per legge abbiamo il mandato di carattere nazionale e internazionale come organo e meccanismo di prevenzione contro la tortura e le pene inumane e degradanti; pertanto, procederemo con i nostri accertamenti interni all’istituto […] Valuteremo anche l’eventuale costituzione di parte civile“.

…Regime del 41-bis

Qualche mese prima di essere nominato all’attuale carica, D’Ettore espresse pubblicamente la sua opinione sul regime regolato dall’art. 41-bis dell’Ordinamento penitenziario, meglio noto come carcere duro.

A suo parere era una misura adeguata e lo sciopero della fame condotto in quel periodo dal detenuto Alfredo Cospito non era motivo sufficiente per modificarlo in alcun modo (a questo link per il reportage del Post da cui è tratta la notizia).

Conclusioni

Chi è allora Felice Maurizio D’Ettore?

Sa di certo molte cose che molti non sanno: tanto per fare un esempio, conosce a menadito la regolamentazione dei contratti d’albergo ed è in grado come pochissimi di districarsi nei misteri della mediazione come fatto giuridico e come prassi concreta.

Deve altrettanto certamente possedere un’eccellente propensione allo studio e all’approfondimento che gli hanno già permesso di impadronirsi dei tecnicismi propri della materia penitenziaria, tanto da consentirgli di scartare senza esitazione la proposta Giachetti in quanto priva del necessario respiro.

Eppure, qualcosa ancora sembra sfuggirgli ed è il senso più profondo del ruolo del Garante dei detenuti.

Partiamo dalla dichiarazione che ha dato spunto a questo post.

D’Ettore constata che i suicidi dei detenuti sono tanti ma chiede alla stampa di soffermarsi prioritariamente sui tentati suicidi dai quali ricavare l’abnegazione del personale penitenziario che, pur in una situazione di forte carenza d’organico, riesce a salvare tante vite.

È una considerazione ineccepibile ma, a mio modo di vedere, incompleta e, ciò che più conta, non in linea col ruolo istituzionale del Garante dei detenuti e con il suo senso profondo.

A tale organismo è affidato un compito di vigilanza sul rispetto dei diritti dei detenuti.

Ci si aspetta pertanto che la prospettiva adottata nell’esercizio delle sue funzioni e nelle dichiarazioni pubbliche sia in primo luogo quella dell’interesse dei detenuti.

Se si parte da questa declinazione del ruolo, il Garante dovrebbe soffermarsi anzitutto e soprattutto sul dato oggettivo degli eventi critici (suicidi, tentati suicidi e gesti di autolesionismo) e sull’allarme destato dalla loro consistenza numerica e spiegare cosa intende fare e sta facendo per stimolare le opportune reazioni istituzionali.

E invece no, D’Ettore trascura il segnale di malessere trasmesso dai tentati suicidi e li trasforma in occasione per distribuire elogi ed encomi, per quanto meritati.

Avanti col caso Beccaria.

Un’indagine allo stato embrionale, chiaro, presunzione di innocenza valida per tutti gli indagati, ci mancherebbe altro.

Ma, alla data dell’intervista ad Affari Italiani, il Garante stava ancora valutando se avvalersi o no della sua prerogativa istituzionale di recarsi, senza necessità di autorizzazione, in visita presso l’istituto milanese e magari di parlare con i ragazzi che vi sono reclusi, guardarli in faccia, sentire cos’hanno da dire.

Ancora avanti col 41-bis, sebbene si tratti di un’esternazione precedente all’assunzione della carica.

Legittima la sua opinione così netta ma, ancora una volta, ci si aspetterebbe che chi ha il compito di tutelare i detenuti abbia una sensibilità più ampia e dialogica e metta al centro non il puro contenimento ma il loro recupero alla comunità.

Chiudo con una citazione tratta da La volpe e il riccio, un vecchio saggio del filosofo Isaiah Berlin: “La volpe sa molte cose ma il riccio ne sa una più grande“.

Prescindo dal significato che Berlin intese dare a questa contrapposizione e la uso per i fini di questa nota: mi piacerebbe che il Garante dei detenuti sia ispiri al riccio più che alla volpe e vorrei che la cosa più grande che sa fosse la compassione.