Le emozioni, i desideri e le convinzioni del Ministro Nordio (di Vincenzo Giglio)

Credito fotografico: la foto che illustra questo post è stata tratta dal sito web di GNewsonline.

Il quotidiano cattolico Avvenire ha pubblicato ieri, a firma di V. R. Spagnolo, un’intervista al Ministro della Giustizia, On. Carlo Nordio (a questo link per la consultazione).

L’occasione è l’incontro tra Papa Francesco, venuto a visitare il padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia, ospitato nel carcere femminile della Giudecca, e lo stesso Ministro.

Ancora commosso, l’onorevole Nordio esordisce con una dichiarazione di intenti: “per me, il problema carcerario è una priorità assoluta. E questa visita del Pontefice ci sprona a far di più e meglio“.

Provo adesso a riassumere quelle che mi sono parse le principali proposizioni del Ministro in risposta alle domande dell’intervistatore, suddividendole per argomenti.

Questione carceraria

Il sovraffollamento delle carceri italiane è causato dal concorso di fattori negativi: strutture insufficienti, eccesso di custodia cautelare, concezione carcero-centrica del nostro sistema italiano.

Il Ministro ne è consapevole e il suo Dicastero è già all’opera.

I rimedi immaginati sono una risposta diretta ai problemi: riduzione della carcerazione preventiva (contemplata nel DDL già approvato dal Senato); introduzione di pene alternative per i condannati di imminente liberazione e i tossicodipendenti con una valorizzazione delle comunità; accordi con altri Stati per consentire a detenuti stranieri di scontare la pena nei loro Paesi d’origine; via libera, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture, per numerosi interventi di edilizia penitenziaria i cui effetti positivi si vedranno a breve; incremento del lavoro e dell’attività fisica dei detenuti e del sostegno psicologico in loro favore come rimedi per diminuire il rischio di suicidi; sostituzione immediata degli addetti del carcere Beccaria inquisiti per le violenze ai minori ivi ristretti.

Separazione delle carriere

È imminente la presentazione del disegno di legge costituzionale necessario per realizzarla.

Il Ministro auspica un confronto franco e privo di pregiudizi e ostilità con l’ANM.

Emendamenti al DDL sulla cybersicurezza e riflessi sulla libertà di manifestazione del pensiero e sul diritto di cronaca

Nordio considera sacra la critica ma ritiene che anch’essa abbia limiti invalicabili e di certo non può trasmodare, attraverso un uso strumentale dell’intelligenza artificiale, fino a distruggere la reputazione delle persone e rovinare le loro vite.

In ogni caso, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, On. Alfredo Mantovano, ha annunciato che occorrerà un’attenta valutazione

Tendenza al panpenalismo

È una tendenza reale ma per certi versi imposta dall’emersione di comportamenti dannosi che richiedono tutela.

Un esempio può servire: “Mettiamoci nei panni di un agricoltore che veda devastato il suo raccolto per un’invasione di entusiasti giovanotti. Si sentirebbe abbandonato dallo Stato. Sarà un caso, ma dall’introduzione di quella norma non ci son stati più rave party con le gravi conseguenze che derivavano, anche per i partecipanti“.

Come non bastasse, “Si stanno profilando problemi immensi, di cui molti cittadini non hanno nemmeno conoscenza. Prendiamo la diffusione del Fentanyl, una droga che negli Stati Uniti ha provocato in un anno più morti della guerra del Vietnam. Dobbiamo esser preparati a queste nuove forme di aggressività, che possono anche ubbidire a strategie politiche“.

Attuazione degli obiettivi del PNRR

Il nostro Paese è “in perfetta linea con gli adempimenti richiesti dal PNRR“.

Il Ministro e il suo collega Fitto si incontrano regolarmente a tale fine e sono certi di raggiungere tutti gli obiettivi richiesti in sede europea.

Obiettivo ultimo

Queste le parole dell’Onorevole Nordio: “Se solo riuscissi a conseguire un risultato anche modesto in questa direzione, potrei dire «Nunc dimittis servum tuum, Domine», ora lascia Signore che il tuo servo vada in pace“.

Le mie impressioni

Il Ministro Nordio offre di sé l’immagine di un uomo di pace costretto ad operare in uno scenario di guerra.

È persona perbene e di sicura buona fede e non si può quindi dubitare che ciò che dice corrisponda in massima parte a ciò che pensa, fatta magari eccezione per i limiti imposti dalla riservatezza istituzionale che gli compete.

Questo dovuto riconoscimento non impedisce tuttavia di rilevare crepe e incoerenze di non poco conto nella sua narrazione.

Partiamo dal carcere.

Qui il Ministro assume a tratti la postura dell’intellettuale distaccato che analizza una condizione lontana dalle sue personali convinzioni e, per ciò stesso, è esente da ogni responsabilità per la sua causazione.

Stigmatizza quella che definisce la tendenza carcero-centrica del nostro sistema penale ma è parte integrante di un Esecutivo che, piuttosto che rinnegarla, l’ha fatta propria e rilanciata con l’introduzione di nuove fattispecie incriminatrici o l’aggravamento sanzionatorio di fattispecie esistenti, senza risparmiare neanche i minorenni la cui incarcerazione, per effetto del cosiddetto decreto Caivano, sta conoscendo un’impennata senza precedenti.

A conferma di questa discrasia, difende il provvedimento anti-rave, la cui conclamata inutilità è attestata dal numero irrilevante di segnalazioni all’autorità giudiziaria, evocando l’immagine del pacifico contadino, il quale non dovrà più temere che frotte di ragazzi schiamazzanti gli distruggano i raccolti.

Non solo: prospetta nuove e terribili minacce, per di più legate a strategie occulte che vengono da lontano, e ci avverte, sebbene noi persone comuni non siamo in grado di apprezzarne la pericolosità, che anch’esse richiederanno nuovi e forti strumenti di reazione.

Attesta la propria fiducia nelle pene alternative ma le propone per i condannati vicini alla liberazione e, sicuramente per colpa mia, non riesco a comprendere la loro portata salvifica.

Dice che si adopererà per accordi con gli Stati di provenienza dei detenuti stranieri perché scontino lì la loro pena ma probabilmente dimentica le critiche che subissarono l’accordo analogo con la Libia stretto all’epoca del Governo Gentiloni Silveri con i buoni uffici di Marco Minniti. Vari osservatori indipendenti documentarono le condizioni disumane riservate ai detenuti rimpatriati in virtù di quell’accordo ma il Ministro non ne fa menzione.

Crede ciecamente negli effetti benefici degli investimenti nell’edilizia carceraria ma deve sapere qualcosa che non sappiamo perché l’esperienza passata insegna che ci vogliono molti anni per la “messa a terra” degli appalti e il frutto è sempre modesto.

Ci racconta che l’Italia è perfettamente in linea con gli obiettivi del PNRR per il comparto della giustizia ma qualche problemuccio dovrebbe esserci stato se si è reso necessario rinegoziarli alla fine dello scorso anno (rinvio a questo link per chi volesse saperne di più, attingendo direttamente alla fonte dell’unità statistica del Ministero della Giustizia).

Resta solo l’auspicio finale del Ministro Nordio, quel “Se solo riuscissi a conseguire un risultato anche modesto in questa direzione“.

Sono certo che sia un suo sincero desiderio ed auguro a lui e a tutti noi che riesca a realizzarlo.