I numeri che i magistrati non amano sentire: 4500 persone non colpevoli ogni anno incarcerate o poste agli arresti domiciliari (di Riccardo Radi)

Recentemente ho condiviso una riflessione nel corso di un convegno sull’uso e l’abuso delle misure cautelari custodiali (carcere e arresti domiciliari) in Italia e i magistrati presenti si sono infastiditi dei numeri che non possono essere smentiti.

Le smorfie e i distinguo sui massimi sistemi non sono bastate per contrastare i dati tratti dalla Relazione Misure Cautelari Personali e Riparazione per Ingiusta Detenzione dell’anno 2023 redatta dal Ministero della Giustizia ed inviata al Parlamento ex L. 16 aprile 2015, n. 47.

In Italia nell’anno 2023 sono state emesse 82.035 misure cautelari personali coercitive, di queste il 54,3% circa sono misure cautelari custodiali (carcere – arresti domiciliari – luogo cura) per il numero complessivo di 44.495, mentre quelle non custodiali (restanti tipologie) ne costituiscono circa il 45,7%.

Una misura cautelare coercitiva su tre emesse è quella carceraria (31%), mentre una misura cautelare coercitiva su quattro è quella degli arresti domiciliari (25%) (pagina 42 della Relazione).

Per 9 misure su 10 emesse in un procedimento definito vi è stato come esito la sentenza di condanna, come sarebbe in definitiva logico attendersi.

Per ciò che riguarda invece le percentuali medie delle assoluzioni definitive e non definitive, abbiamo una percentuale media complessiva del 7,1% (1,7% + 5,4%).

Alla suddetta percentuale si può poi affiancare la percentuale media delle altre tipologie di sentenza (sempre di tipo definitivo e non) rientranti nelle categorie del proscioglimento a vario titolo (ex artt. 129 – 425 – 469 – 529 – 531 c.p.p.,), che risulta pari al restante 2,6%.

Sommando quindi le citate due percentuali del 2,6% e del 7,1%, abbiamo un totale di esiti assolutori e di proscioglimento a vario titolo di quasi il 10% circa, ossia per 1 misura su 10 emessa in un procedimento definito vi è stato come esito l’assoluzione o il proscioglimento, quindi il 10% di 44.495 corrisponde a 4.500 persone innocenti o non colpevoli che hanno conosciuto il carcere. (Relazione pagina 19 e 20)

Inoltre, a questa percentuale del 10% bisogna aggiungere la percentuale del 14,5 % relativa alle misure emesse in un procedimento che ha poi avuto come esito la condanna (definitiva o non definitiva) con sospensione condizionale della pena e quindi in contrasto con quanto previsto dall’art. 275 comma 2 bis che prevede: “Non può essere applicata la misura cautelare in carcere o quella degli arresti domiciliari se il giudice ritiene che con la sentenza possa essere concessa la sospensione condizionale della pena”, altre 6452 persone che se pur condannate non avrebbero dovuto varcare la porta del carcere o stare agli arresti domiciliari.

Evidentemente, la previsione normativa indicata dall’art. 275 comma 2 bis c.p.p. non è stata ben ponderata dai giudici e sommando gli assolti e prosciolti a vario titolo e le persone che se pur condannate hanno avuto la pena sospesa e non avrebbero dovuto subire la carcerazione abbiamo una percentuale non invidiabile del 24,5% che corrispondono a 10.952 persone che sono state attinte da misure cautelari custodiali erroneamente o senza i presupposti di legge (Relazione pagina 43).

In materia di ingiusta detenzione nel 2023 sono stati definiti 1120 procedimenti e di questi 543 sono stati accolti, 503 rigettati e 71 dichiarati inammissibili.

Quindi meno della metà delle domande di ingiusta detenzione viene accolta, per la precisione il 48,5%.

Ultima considerazione, 4500 persone non colpevoli ogni anno e 1120 domande di ingiusta detenzione definite e di queste 543 accolte.

Sono moltissimi i desaparecidos che non presentano la domanda di ingiusta detenzione in Italia.