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Il 19 aprile ci sarà la manifestazione degli avvocati che si raduneranno a Roma alle 11,00 davanti alla Corte di cassazione in piazza Cavour per poi dirigersi davanti alla sede di Cassa Forense per un sit-in.
La protesta è montata dopo l’aumento degli oneri previdenziali ed ora dalla protesta virtuale si passa alla protesta in presenza e alla proposta redatta dagli avvocati che si sono fatti portavoce del malessere di buona parte della categoria.
Nel documento redatto che è titolato: “Le ragioni della protesta e le proposte per l’equità del sistema previdenziale e assistenziale forense” si indicano possibili soluzioni per una previdenza che tenga conto delle difficoltà oggettive di buona parte dell’avvocatura (il documento è allegato alla fine del post).
In questi giorni gli organizzatori hanno avuto un discreto riscontro e, sotto sotto, confidano di poter raggiungere un numero considerevole di presenze.
Sarebbe un gran successo raggiungere un migliaio di persone considerando la idiosincrasia degli avvocati a protestare in piazza.
La situazione è seria per l’avvocatura e i numeri sono impietosi nel fotografare una crisi dei redditi e di conseguenza di far fronte ai pagamenti previdenziali.
Sono più di 100.000 gli avvocati morosi nel pagamento dei contributi sottoposti all’azione di recupero dalla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense e ben 66.851 hanno richiesto l’esonero parziale dai pagamenti contributivi.
Forte la disparità di reddito tra uomo e donna, il reddito medio di due avvocate non raggiunge il reddito di un avvocato.
Nella relazione alla proposta di legge numero 1131 pubblicata il 26 luglio sul sito della Camera dei Deputati si legge che: “Il reddito e la sua evoluzione nel tempo rappresentano in maniera molto efficace lo stato di salute della professione.
I dati elaborati dalla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense, in una prospettiva di lungo periodo, confermano il declino del ritorno economico della professione.
Significativo appare, poi, il numero di domande di esonero parziale dai contributi previdenziali pervenute al 1° ottobre 2021, sicuro indice dell’impossibilità di far fronte al pagamento.
Complessivamente le richieste sono state ben 66.851.
Per non parlare, poi, del rilevante numero di morosità riscontrate attualmente. Il contesto generale sta imponendo da oltre due anni una condizione di grande incertezza ed evidente è lo stato di disagio che stanno attraversando le professioni e, in particolare, l’avvocatura.
La Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense si attende una profonda modifica nella composizione demografica della categoria dei propri iscritti, che vedrà presumibilmente una riduzione della platea, dovuta al maggior numero di cancellazioni dagli albi conseguenti anche alla migrazione di molti professionisti negli impieghi pubblici messi a disposizione a seguito dei numerosi concorsi banditi dallo Stato e dai principali enti pubblici”.
Numeri impietosi che fotografano una crisi nera ed uno “stato di salute” precario che non sembra interessare l’avvocatura associata o almeno finora perché sarà curioso vedere chi scenderà in piazza il 19 aprile per portare sostegno ai manifestanti.
