L’agguato come indice altamente rivelatore della premeditazione (di Vincenzo Giglio)

Cassazione penale, Sez. 1^, sentenza n. 18746/2023, udienza del 10 febbraio 2023, ha chiarito che in tema di omicidio volontario, l’agguato costituisce, in astratto, indice rivelatore della premeditazione, siccome sinonimo di imboscata od insidia preordinata che postula un appostamento, protratto per un tempo più o meno lungo, in attesa della vittima designata ed in presenza di mezzi e modalità tali da non consentire dubbi sul reale intendimento dell’insidia.

Sicché già il pur breve arco di tempo dell’attesa può valere a soddisfare gli elementi costitutivi della premeditazione: il requisito ideologico – consistente nel perdurare nell’animo del soggetto, senza soluzione di continuità fino alla commissione del reato, di una risoluzione criminosa ferma ed irrevocabile – e quello cronologico – rappresentato dal trascorrere di un intervallo di tempo apprezzabile, fra l’insorgenza e l’attuazione di tale proposito, in concreto sufficiente a far riflettere l’agente sulla decisione presa ed a consentire il prevalere dei motivi inibitori su quelli a delinquere.

Spetta al giudice di merito, ai fini della configurabilità dell’aggravante in questione, cogliere ed apprezzare tutte le peculiarità della concreta fattispecie, accertando se i predetti requisiti sussistano o siano, invece, l’uno o l’altro da escludere, come nel caso di avvistamento casuale della vittima o, comunque, di un agguato frutto di iniziativa estemporanea, sicché la risoluzione omicida non sia maturata attraverso lunga riflessione, con possibilità di recesso prima dell’attentato (Sez. 5, n. 26406 del 11/03/2014, Rv. 260219).