Avvocato: l’omessa partecipazione all’udienza costituisce illecito deontologico istantaneo (di Riccardo Radi)

Il Consiglio Nazionale Forense con la sentenza numero 190 pubblicata il 14 novembre del 2023 ha stabilito che in difetto di un legittimo impedimento, ovvero di una comprovata strategia difensiva concordata con il cliente (con relativo onere probatorio a carico di chi intenda addurla), pone in essere un comportamento deontologicamente rilevante il difensore che, per “non scusabile e rilevante trascuratezza” (art. 26 cdf), non partecipi all’udienza né nomini un proprio sostituto processuale o di udienza, a nulla rilevando, peraltro, l’eventuale assenza di concrete conseguenze negative o addirittura la presenza di vantaggi per il proprio assistito giacché ciò non varrebbe a privare di disvalore il comportamento negligente del professionista.

Nella decisione si sottolinea che l’esistenza di una strategia difensiva deve essere dimostrata documentalmente e deve tendere a dimostrare la consapevolezza e condivisione dell’assistito alla scelta del difensore di non partecipare all’udienza.

Inoltre, con particolar riferimento alla prescrizione dell’azione disciplinare, l’illecito deontologico in parola ha natura istantanea e non permanente.

Consiglio Nazionale Forense (pres. Greco, rel. D’Agostino), sentenza n. 190 del 3 ottobre 2023

NOTA:
In senso conforme, da ultimo, Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Melani Graverini), sentenza n. 121 del 25 giugno 2022 nonché Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Melani Graverini), sentenza n. 107 del 25 giugno 2022.