L’11 agosto 2023 è entrato in vigore il d.l. 105/2023 (nell’immediatezza abbiamo descritto e commentato il suo contenuto; a questo link per la consultazione).
Tra le varie novità degne di interesse c’era (art. 2) l’istituzione delle infrastrutture digitali centralizzate per le intercettazioni.
Nel precedente post, al quale rimandiamo, scrivevamo così: “Le infrastrutture digitali sono dunque nell’intenzione del Governo l’architrave delle intercettazioni 2.0. E tuttavia, non sappiamo sostanzialmente come verranno realizzate, a chi sarà affidata la loro gestione, quale personale e con quali competenze le renderà operative, quali standard di sicurezza rispetteranno e così via”.
Continuiamo a ritenere più che fondata quella preoccupazione: chiunque comprende che chi ha in mano quelle infrastrutture, soggetto pubblico o privato che sia, e chi può accedere ai dati ivi archiviati ha le chiavi dei più ambiti segreti italiani.
Cerchiamo adesso di capire cosa dobbiamo attenderci nei giorni e nelle settimane a venire.
Da un articolo di G. Negri pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 ore il 12 agosto 2023 e rilanciato da Ristretti Orizzonti (a questo link) apprendiamo che, secondo quanto dichiarato dal Ministro Nordio, le nuove infrastrutture che prenderanno il posto delle attuali 140 sale-server (tante quante sono le procure della Repubblica) dovrebbero essere quattro.
Conosciamo già inoltre, in quanto puntualmente descritta nel d.l. 105, la tempistica prevista:
- entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto dovrebbe essere emesso il primo decreto ministeriale che istituisce le infrastrutture;
- entro 90 giorni dalla scadenza del primo termine dovrà seguire un nuovo decreto allo scopo di definire “i requisiti tecnici specifici per la gestione dei dati, che assicurano l’autenticità, l’integrità e la riservatezza dei dati medesimi anche in relazione al conferimento e ai sistemi di ripristino” e di disciplinare “il collegamento telematico tra le infrastrutture di cui al comma 1 e i luoghi di ascolto presso le procure della Repubblica, garantendo il massimo livello di sicurezza e riservatezza”;
- entro l’1° marzo 2024 dovrà seguire il terzo decreto, allo scopo di attivare presso le suddette infrastrutture, l’archivio digitale di cui agli articoli 269, comma 1, del codice di procedura penale e 89 -bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale e, a partire dalla sua emissione si intenderà autorizzata “la migrazione dei dati dalle singole procure della Repubblica e il conferimento dei nuovi dati. I tempi, le modalità e i requisiti di sicurezza della migrazione e del conferimento sono definiti con decreto del Ministro della giustizia”;
- seguirà infine l’ultimo passaggio di questo complesso iter: “Le intercettazioni relative ai procedimenti penali iscritti successivamente alla data del 28 febbraio 2025 sono effettuate mediante le infrastrutture digitali cui al comma 1”.
Nel frattempo – è dato immaginare – nell’ambito ministeriale e non solo si sta discutendo febbrilmente riguardo ai criteri per l’individuazione delle quattro infrastrutture immaginate dal Ministro.
Da questo momento in poi, in assenza di notizie di fonte ufficiale, sono possibili solo congetture.
Un’opzione potrebbe essere la scelta delle procure più grandi e importanti d’Italia e tra queste in pole position Roma, Milano e Napoli alle quali affiancare una quarta la cui individuazione potrebbe variare secondo il criterio privilegiato (dimensioni dell’organico, ottimale distribuzione sul territorio nazionale, importanza della criminalità organizzata nel territorio di competenza e così via).
Va da sé che altre opzioni potrebbero essere sul tappeto.
Bisognerà comunque attendere le indicazioni ministeriali ma una cosa comunque è certa: quale che sia la scelta, le postazioni che ne beneficeranno acquisiranno per ciò stesso una centralità ed un potere davvero imponenti.
Ci attendiamo dunque come cittadini e osservatori giuridici che a questo potere siano associati controlli, trasparenza e responsabilità di uguale significatività.
