Carceri: il ringraziamento fatto e quello dimenticato del capo del DAP (di Vincenzo Giglio e Riccardo Radi)

Il 14 agosto 2023 Giovanni Russo, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP), ha inviato un messaggio di ringraziamento (allegato alla fine del post) al personale della polizia penitenziaria e di tutta l’amministrazione penitenziaria.

Ha riconosciuto l’abnegazione, il sacrificio, la dignità e la professionalità delle donne e degli uomini cui è affidata la gestione concreta e sul campo del sistema penitenziario italiano.

Apprezziamo l’iniziativa del Dr. Russo perché siamo convinti che in grandissima parte il personale al quale si è rivolto lavori al meglio delle sue possibilità, a dispetto delle condizioni scadenti delle carceri italiane, dei vuoti d’organico e della crescente drammatizzazione del carcere come soluzione privilegiata di emergenze sociali vere o immaginarie.

Sappiamo che per ogni detenuto che sceglie di togliersi la vita, ce ne sono molti di più che vengono sottratti a un analogo tragico destino da un gesto, una parola, un segnale di attenzione di un operatore di polizia o un educatore o un direttore d’istituto.

Confessiamo tuttavia che saremmo stati contenti se il capo del DAP avesse scritto una seconda lettera di ringraziamento, indirizzandola ai detenuti.

Non ci si pensa mai ma se le carceri non esplodono per la barbarie delle condizioni in cui sono tenute è anche a causa dello spirito di sopportazione e di collaborazione dei loro ospiti.

È perché la maggior parte di costoro si adatta ad una vita non-vita fatta di vuoto più che di pieno, di privazioni più che di possibilità, di rinunce più che di rivendicazioni.

È perché le donne e gli uomini privati della libertà e ristretti in condizioni ai limiti dell’invivibilità provano a resistere nella speranza di un altrove migliore, di un ritorno alla normalità, e lo fanno senza violenza e con spirito di accettazione di una sorte avversa.

Pensiamo che il Dr. Russo, nell’imminenza della festa di mezz’estate, avrebbe fatto bene a ricordarsi dell’altra metà del cielo.

Non l’ha fatto, possiamo solo sperare che se ne ricordi in futuro.