L’ordinanza di rimessione alla Suprema Corte
Il GIP del tribunale di Cagliari, con ordinanza pronunciata nel corso dell’udienza preliminare, ha rimesso gli atti alla Suprema Corte, ai sensi dell’art. 24-bis cod. proc. pen., per la risoluzione in via pregiudiziale della questione di competenza per territorio sollevata dai difensori di alcuni imputati.
Il giudice rimettente ha rilevato che costoro, nel sollecitare il rinvio pregiudiziale, hanno dubitato della competenza dell’autorità giudiziaria di Cagliari poiché il più grave reato associativo di cui all’art.
74 d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, non sarebbe sussistente, essendo al più ipotizzabile il reato di cui all’art. 416 cod. pen., per il quale sarebbe competente l’autorità giudiziaria di Siena in ragione del fatto che l’accordo è stata concluso in quel circondario, e che, comunque, il più grave delitto associativo di narcotraffico risulterebbe commesso nel distretto di Firenze, sicché sarebbe competente il giudice distrettuale di quella località.
Per parte loro, i difensori di altri imputati contestano la competenza dell’autorità giudiziaria di Cagliari in relazione ai reati rispettivamente contestati ai suddetti imputati, poiché tali reati (detenzione e ricettazione di armi) non sono collegati al reato associativo e sono, invece, commessi, per il primo, nel circondario di Siena, e, per il secondo, in luogo imprecisato.
Il giudice rimettente ha ritenuto che la questione di competenza non fosse manifestamente infondata, essendo plausibile la prospettazione difensiva secondo la quale il programma criminoso dell’associazione contestata si sia sviluppato essenzialmente nella penisola e non prevalentemente in Sardegna, tenuto conto della localizzazione delle principali coltivazioni di cannabis, del luogo di domicilio dei fratelli M., dello spostamento dei principali protagonisti nella penisola per l’attuazione del programma criminoso, interrotto dalla polizia giudiziaria che ha proceduto al sequestro delle coltivazioni e all’arresto di alcuni indagati.
Il giudice ha poi soggiunto che, per contro, appaiono fondate anche le argomentazioni del pubblico ministero, che ritiene che la competenza si radichi nel distretto di Cagliari, in quanto l’accordo criminoso è stato stipulato in Sardegna da soggetti residenti nella regione, anche attraverso il reperimento dei semi dello stupefacente e dei finanziamenti per l’attività di coltivazione, delle dichiarazioni di NM sugli accordi, della destinazione alla Sardegna del frutto dell’attività di coltivazione degli stupefacenti e della prosecuzione della progettualità criminosa anche successivamente all’arresto di alcuni indagati.
Decisione della Corte di cassazione
La questione è stata assegnata alla prima sezione che l’ha risolta con la sentenza n. 22326/2023, emessa in esito all’udienza del 3 maggio 2023.
Se ne riporteranno i passaggi più significativi ai fini dell’inquadramento dell’istituto regolato dall’art. 24-bis cod. proc. pen.
…Natura e finalità dell’istituto
Va premesso che il rinvio pregiudiziale ex art. 24-bis cod. proc. pen. alla Corte di cassazione si presenta come meccanismo risolutivo di tipo preventivo che si aggiunge, agli ordinari strumenti di impugnazione, nel sistema della definizione della questione sulla competenza territoriale.
…Differenze con il conflitto ex art. 30 cod. proc. pen.
A differenza del conflitto ex art. 30 cod. proc. pen., la natura anticipatoria e preventiva dello strumento del rinvio pregiudiziale affida la decisione sulla rimessione al giudice procedente, dotato di maggiore ambito di scelta rispetto a quello investito da una precedente decisione in conflitto.
Infatti, la decisione del giudice procedente di non disporre il rinvio pregiudiziale non preclude alla parte la possibilità di riproporre la questione ex art. 21, comma 2, cod. proc. pen.
Applicando i canoni interpretativi elaborati dalla giurisprudenza per l’applicazione dell’art. 30 cod. proc. pen., deve, semmai, ritenersi la sussistenza di un obbligo dell’immediata trasmissione degli atti alla Corte di cassazione, ai sensi del comma 2 della citata norma, esclusivamente ove sia astrattamente
configurabile una situazione in cui vi siano due o più giudici che contemporaneamente prendono o rifiutano di prendere cognizione del medesimo fatto attribuito alla medesima persona.
Di contro, qualora la parte si limiti a sollecitare il giudice affinché crei esso la situazione potenziale di conflitto, declinando la propria competenza, questo, ove non ritenga di aderire a tale sollecitazione, deve considerare l’atto alla stregua di una comune eccezione di incompetenza, ovvero di una generica richiesta formulata ai sensi dell’art. 121 cod. proc. pen. (Sez. 1, n. 31660 del 01/07/2021, Rv. 281760-01; Sez. 1, n. 4092 del 11/01/2013, Rv. 254189-01; Sez. 1, n. 14006 del 22/02/2007, Rv. 236368-01).
…Contenuto dell’istanza di parte
Il contenuto dell’atto di parte di denuncia o “sollecitazione” di conflitto dovrà corrispondere esattamente alle previsioni di cui all’art. 28 cod. proc. pen., nel senso che, in base a quanto in esso rappresentato (indipendentemente dalla fondatezza o meno), sia astrattamente configurabile una situazione di conflitto.
Il tenore letterale della norma, dunque, non lascia al giudice alcuna discrezionalità, ma gli attribuisce soltanto la peculiare valutazione-filtro sull’esistenza dei presupposti del conflitto stesso.
In tutti gli altri casi, e segnatamente nell’ipotesi della richiesta di rinvio pregiudiziale ex art. 24-bis cod. proc. pen., la siffatta valutazione discrezionale del giudice (sulla rimessione della questione sulla competenza territoriale) costituisce la regola processuale da osservare, in quanto la discrezionalità della rimessione risponde anche alla previsione della rilevabilità ex officio della stessa.
In tali condizioni, quindi, la soluzione interpretativa prospettata per i casi di conflitto può essere mutuata, con i dovuti adattamenti, anche in relazione alla possibilità di rimettere la questione sulla competenza alla Corte di cassazione ex art. 24-bis cod. proc. pen., opzione che valorizza però la discrezionalità del giudice nella delibazione della configurabilità dei presupposti della dichiarazione di incompetenza territoriale.
…Considerazioni della Commissione Lattanzi
A tale proposito, deve essere ricordato che la relazione finale della “Commissione Lattanzi” ha suggerito, in ossequio ai principi costituzionali dell’efficienza e della ragionevole durata del processo, di “responsabilizzare il giudice di merito” nella valutazione del rinvio incidentale alla Corte regolatrice per la definizione della questione sulla competenza territoriale, orientando la scelta “solo al cospetto di questioni di una certa serietà”, in modo da evitare potenziali usi strumentali dell’istituto derivanti da un automatismo defaticante connesso alla formulazione della eccezione.
È, cioè, necessario che la decisione del giudice sia affidata ad un canone di ragionevole presunzione di fondatezza della questione.
Rientra, in tal modo, nei poteri del giudice investito della questione sulla competenza per territorio sollevata dalla parte con istanza di rimessione, il rigetto dell’eccezione, ove ne delibi l’infondatezza, senza essere tenuto al rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione.
…Delibazione preliminare del giudice che procede; varie opzioni disponibili
La norma di nuovo conio non fornisce espressamente indicazioni sul vaglio che deve compiere il giudice che “pronuncia ordinanza”; si tratta di un provvedimento che, alla luce dell’art. 125 cod. proc. pen., che deve essere motivato a pena di nullità e che si inserisce nel quadro delle disposizioni che regolano le decisioni sulla competenza.
Siccome nell’architettura dell’art. 24-bis cod. proc. pen. il giudice procedente “può” – non deve – rimettere la questione alla Corte di cassazione, se sceglie di utilizzare il rinvio pregiudiziale, deve motivare e spiegare le ragioni di questa sua scelta e, quindi, prendere esplicita posizione sull’eccezione sollevata dalla parte.
Del resto, la ratio della norma (evitare che l’eccezione di incompetenza territoriale tempestivamente sollevata venga respinta, ma resti come un “vizio occulto” del processo, con la possibilità che essa, accolta nei gradi successivi, determini la caducazione dell’attività processuale svolta medio tempore e la necessità di ricominciare l’iter processuale) rende evidente che il giudice si trova a rimettere la questione quando la parte prospetti la sua incompetenza ed egli, invece, si ritenga competente: invero, se, al contrario, si ritiene incompetente, dovrà pronunciare sentenza di incompetenza.
Si noti che la declinatoria di competenza non “blocca” il processo, né determina il rischio dell’inutile dispendio di attività processuale, dal momento che il giudice indicato come competente ha le seguenti opzioni: se si ritiene competente, deve procedere; se si ritiene incompetente, trasmette gli atti al giudice ritenuto competente, salvo che questi fosse il giudice che gli aveva trasmesso gli atti per competenza, nel qual caso deve sollevare il conflitto.
Piuttosto, il giudice, che non si ritiene incompetente — perché altrimenti declinerebbe la competenza o solleverebbe il conflitto —, ha titolo a utilizzare il rinvio pregiudiziale, spiegando le ragioni della propria decisione, illustrando specificamente le questioni sollevate dalle parti, sempre che non ritenga infondate le eccezioni difensive.
…Importanza dell’impulso delle parti
Tale attività esplicativa è, del resto, insita nella rimessione degli “atti necessari” e nell’indicazione “delle parti e dei difensori”.
Diversamente opinando, si finirebbe per interpretare il rinvio pregiudiziale come una sorta di delega del giudice di merito al giudice di legittimità per la soluzione della questione di competenza: si tratterebbe di uno strumento indeterminato e dispersivo che rischia di risultare inidoneo a raggiungere
l’obiettivo che la norma ha inteso perseguire, poiché si costringerebbe la Corte di cassazione a valutare “al buio” la questione di competenza, senza la mediazione
provvedimentale del motivato atto di rimessione.
Del resto, il nuovo art. 24-bis cod. proc. pen. riproduce i termini decadenziali previsti dall’art. 21 cod. proc. pen. per la formulazione della eccezione dell’incompetenza per territorio (Sez. 1, n. 31660 del 01/07/2021, Rv. 281760-01; Sez. 1, n. 4092 del 11/01/2013, Rv. 254189-01; Sez. 1, n. 14006 del 22/02/2007, Rv. 236368-01), alla quale deve essere associata la richiesta di rimessione della decisione alla Corte di cassazione.
La formulazione dell’eccezione di incompetenza per territorio del giudice procedente deve, dunque, essere associata alla contestuale richiesta di rimessione della questione alla decisione della Corte di cassazione, realizzandosi, in assenza, una preclusione per la riproposizione della questione nel corso del procedimento.
L’indicazione della legge delega sul rigido meccanismo preclusivo è stata espressamente riprodotta nel testo del comma 6 dell’art. 24-bis cod. proc. pen., là dove dispone che la parte che ha eccepito l’incompetenza per territorio, senza chiedere contestualmente la rimessione della decisione alla Corte di cassazione, non può più riproporre l’eccezione nel corso del procedimento.
