Tre nomi per tre codici di procedura penale, una semplificazione che ci permettiamo senza alcuna intenzione di personalizzare.
1930, 1988 e 2023: in questi anni abbiamo conosciuto i tre nuovi sistemi processuali che hanno ridisegnato il processo penale.
Ognuno ispirato al tempo in cui è stato promulgato.
Inutile negare che il codice Rocco è quello che ha più resistito, nel suo impianto complessivo, agli interventi della Corte costituzionale ed è una evidente contraddizione in termini se pensiamo all’impronta autoritaria derivante dal periodo fascista.
Ritengo che anche l’intervento della Cartabia abbia ridisegnato ed inciderà notevolmente sul processo e quindi si può indicare il codice odierno con il suo nome.
Di proposito invece non ho ricordato Bonafede ma anche lui ha inciso nell’ultima riforma che è nata ed ha trovato terreno fertile quando in via Arenula sedeva il nostro.
È domenica e sono in vena di amenità, il mio socio userebbe un termine diverso ma sicuramente non mancherà di dirmelo in privato.
Arriviamo alla domanda amena: “Quali dei tre codici getteresti dalla torre e perché?“
Si prega di rispondere sinteticamente senza epiteti.
