L’avvocato che suda (di Giovanna Bellizzi)

L’avvocato, spesso ma non sempre, suda.

Egli suda quando fa caldo e come è giusto che sia, ma non può farlo vedere.

L’avvocato che suda, soffre ma tace, e se si lamenta negli angusti spazi delle cancellerie, non lo ascolta nessuno.

La refrigerazione, in effetti, e se avete notato, è ampiamente discriminatoria o razzista.

In effetti, gli spazi della giustizia refrigerati di sicuro sono quelli dei cancellieri, quelli delle forze di polizia, dell’UNEP e anche dei giudici anche nelle aule di udienza dove la refrigerazione si colloca, prevalentemente, verso gli spazi del giudicante e quasi mai del difensore.

L’avvocato che suda, inoltre, per sua professione e quasi mai per scelta, si sposta da una stanza refrigerata ad un’altra, da un’aula all’altra, subendo sbalzi non solo d’umore ma anche, inevitabilmente di temperatura.

Ma è quando va a riprendere la sua autovettura parcheggiata davanti o nei pressi del Palazzo di Giustizia che l’avvocato comprende come anche il caldo ha una sua classificazione o discriminazione perché i parcheggi custoditi all’interno sono, sempre e non solo spesso, riservati a magistrati, dipendenti, forze di polizia e anche addetti stampa.

A quel punto l’avvocato che suda comprende che il detto ” trovati nella vita un posticino al sole“, va rivisto o, almeno o quantomeno, aggiornato