Ieri alla fine della giornata mi squilla il telefono: “Pronto avvocato sono l’ispettore … del Commissariato xxx, le volevo chiedere se devo scarcerare il Signor M.P.”.
Rimango un attimo interdetto dalla domanda, che formulata ad un avvocato sembra un tantino retorica e rispondo: “Certo ispettore, anzi pensavo che l’avesse già fatto sono le 20,00?”.
“Veramente avvocato le volevo chiedere perché nel foglio che è pervenuto dalla Corte d’appello si indica la data di scarcerazione del 27 giugno 2023 e la data del termine durata massima di custodia cautelare all’ottobre 2023, richiamando l’articolo 303 cpp. Non capisco cosa devo fare?”.
Trascorro circa cinque minuti spiegando all’ispettore che è stato indicato il termine di durata massima di custodia cautelare ma che è ultroneo se consideriamo che è stata scontata l’intera pena comminata di 8 mesi e quindi deve scarcerare l’interessato.
L’ispettore mi ringrazia e mi assicura che provvederà immediatamente, trascorrono circa dieci minuti e mi squilla il telefono: “Mi scusi avvocato, mi sono confrontato con i miei superiori, non possiamo prenderci la responsabilità di scarcerare la persona senza un chiarimento ufficiale”. Rispondo a muso duro che si tratta di una ritardata scarcerazione che avrà conseguenze.
L’ispettore con voce frastornata mi risponde che si attiveranno per chiedere spiegazioni alla Corte di appello e questa mattina prima di scrivere questo modesto contributo ho inviato una pec alla Corte di appello di Roma in sezione e alla Presidenza oltre che al Commissariato segnalando l’ennesimo caso di ritardata scarcerazione dovuta alla sciatteria e burocratizzazione che spesso accompagna la nostra esistenza nei tribunali, la poca chiarezza che procura nuove sofferenze a chi la sua pena l’ha scontata.
Dall’attività ispettiva ordinaria svolta presso gli uffici giudiziari del territorio nazionale emerge come di particolare rilievo il dato relativo alle scarcerazioni disposte in ritardo rispetto alla scadenza del termine.
Le mancate scarcerazioni nei termini sono un problema che si trascina da anni. In una pubblicazione dell’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia a firma del dottor Corrado Mistri si legge: “Nel periodo gennaio 2013 – maggio 2016, infatti, sono state effettuate n. 115 ispezioni ordinarie presso uffici giudiziari di primo e di secondo grado, all’esito delle quali ben n. 58 uffici ispezionati, ossia il 50,4%, è risultato interessato da problematiche di ritardata scarcerazione oggetto di segnalazione preliminare al Capo dell’Ispettorato, con un trend che si presenta pressoché costante nelle varie annualità esprimendo valori pari a 44,4% per il 2013, a 54,8% per gli anni 2014 e 2015 ed a 47,0% per il primo semestre 2016, sino al turno ispettivo di maggio. A fronte di n. 68 proposte di esercizio dell’azione disciplinare relative ad eventi di ritardata scarcerazione formulate dall’Ispettorato Generale nel periodo gennaio 2013 – giugno 2016, sono state esercitate dal Ministro della Giustizia n. 45 azioni disciplinari, in ragione di un valore pari al 66,1% di accoglimento delle proposte formulate dall’ufficio”.
Per chi volesse approfondire: https://www.magistraturaindipendente.it/la-responsabilita-disciplinare-dei-magistrati-per-ritardata-scarcerazione-nellesperienza-o.htm
Quindi un “trend” costante negli anni e che sembra interessare solo le statistiche mentre tante persone subiscono l’inefficienza di un sistema che si dice garantista.
