Mario Almerighi, un magistrato di altri tempi (di Riccardo Radi)

Un uomo che ha lasciato il segno in ogni cosa che ha fatto come magistrato, scrittore, divulgatore e animatore di una associazione giuridica sempre vivace.

Una sua citazione racchiude la sua vita: “Ho dedicato la mia vita alla magistratura e alla legalità. Forse è stata questa la mia grave colpa“.

Un mio personale ricordo: nell’aula del Tribunale di Roma sezione IX collegiale, il Presidente Almerighi aveva un vuoto di memoria. L’aula era strapiena di avvocati, imputati, guardie penitenziarie e pubblico.

Almerighi amava il dialogo e la sua verve dialettica l’aveva portato a parlare del cinema svedese. La memoria non sorreggeva i suoi ricordi ed era calato il silenzio in aula perchè al Presidente non sovveniva il titolo e il nome di un celebre registra svedese.

L’aula non l’aiutava e nel silenzio attonito dalle retrovie, dove mi trovavo, molto timidamente da giovane avvocato mi alzai in piedi e dissi “Presidente forse si vuole riferire a L’incomunicabilità di Ingmar Bergman”.

Il burbero e affabile Presidente mi sorrise e da allora ogni incontro diveniva uno scambio di citazioni, film, libri e tanta ma tanta umanità.

Un saluto Presidente, dovunque Tu sia.