La relazione ministeriale sulle misure cautelari del 2022 e i numeri delle ingiuste detenzioni e degli errori giudiziari (di Vincenzo Giglio e Riccardo Radi)

In anteprima su Terzultima Fermata la Relazione del Ministero della Giustizia sulle misure cautelari e gli errori giudiziari e le ingiuste detenzioni nell’anno 2022, pubblicata oggi 19 maggio 2023 e allegata alla fine del post.

La situazione appare ricalcare gli anni precedenti ed anzi peggiorare in alcuni aspetti centrali: “Sommando le due percentuali del 2,3% e del 7,2%, abbiamo un totale di esiti assolutori e di proscioglimento a vario titolo di quasi il 10% circa, ossia 1 misura su 10 è stata emessa in un procedimento che ha avuto poi come esito l’assoluzione o il proscioglimento” pagina 19 della Relazione.

In ordine alla percentuale delle misure cautelari custodiali: “le misure cautelari custodiali (carcere – arresti domiciliari – luogo cura) costituiscono il 57% circa di tutte le misure emesse, mentre quelle non custodiali (le restanti) ne costituiscono circa il 43%; – una misura cautelare coercitiva su tre emesse è quella carceraria (32%), mentre una misura cautelare coercitiva su quattro è quella degli arresti domiciliari (25%); – il 14% degli arresti domiciliari viene applicato con procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici (c.d. ‘braccialetto’), mentre il restante 86% degli arresti domiciliari viene applicato senza il suddetto controllo elettronico (nell’anno 2022 tali percentuali sono state, rispettivamente, 17% e 83%); – l’applicazione delle misure del divieto di espatrio e della custodia cautelare in luogo di cura appare estremamente residuale nel quadriennio in esame; tali misure congiuntamente considerate non raggiungono infatti neanche l’l% del totale”.

Infine, in tema di procedimenti disciplinari iniziati nei riguardi dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni, con indicazione dell’esito, ove conclusi, la musica rimane sempre la medesima: “Neppure dall’attento monitoraggio avviato dall’Ispettorato generale sulle ordinanze di accoglimento delle domande di riparazione per ingiusta detenzione, ampiamente citato nella presente Relazione, è emersa alcuna correlazione tra i citati provvedimenti e gli illeciti disciplinari dei magistrati”.

In estrema sintesi, e rimandando fin d’ora ad un successivo e assai più meditato approfondimento:

  • le misure più afflittive continuano ad essere le più usate e dovrebbe essere il contrario;
  • continua ad essere elevata la percentuale di misure restrittive della libertà personale che non avrebbero dovuto essere emesse e non dovrebbe essere così;
  • lo Stato continua a pagare, sebbene meno che in passato, elevati importi per la riparazione delle ingiuste detenzioni e gran parte di essi sono ascrivibili a misure emesse nei distretti giudiziari meridionali;
  • continua a non esserci alcun colpevole, a giudicare dall’inesistenza di procedimenti e provvedimenti disciplinari nei confronti di chi ha chiesto e di chi ha applicato misure rivelatesi ingiuste;
  • infine e in coerenza a quanto si è fin qui detto, la relazione annuale, che pure dovrebbe servire non solo a raccogliere dati ma a servirsene per limitare l’abuso del potere cautelare, continua ad essere tardiva (quest’anno un ritardo di quasi quattro mesi), continua ad essere parziale (è relativa all’80% degli uffici giudiziari), continua a tradursi in una mera osservazione dell’esistente senza stimolare alcuna misura correttiva.

Ne riparleremo.