Scegliere di morire in carcere: due morti silenziose nel carcere di Augusta (di Riccardo Radi)

Lo sciopero della fame portato alle estreme conseguenze nel silenzio dei mass-media e delle istituzioni.

Nel carcere di Augusta due persone, con storie diverse, si sono lasciate morire come gesto estremo contro una realtà vissuta come ingiusta.

Il primo detenuto era un uomo di 45 anni originario di Gela: si chiamava Liborio Davide Zerba, sosteneva di essere detenuto per errore e protestava contro la propria condanna, che sarebbe dovuta terminare nel 2029.

Il secondo detenuto era un cittadino russo, Victor Pereshchako, che dal 2018 chiedeva di essere estradato in Russia e di scontare lì la propria pena.

Sia Zerba che Pereshchako sono morti poco dopo essere stati portati in ospedale a causa delle conseguenze del proprio sciopero della fame: uno di loro, non è chiaro chi dei due, aveva anche sospeso una terapia a cui si stava sottoponendo, sempre per protesta. 

La loro triste storia è giunta in Parlamento dove ieri 17 maggio è stata presentata l’interrogazione parlamentare numero (4-01012) da parte del deputato Alifano.

Nell’interrogazione si chiede al Ministro della Giustizia:

premesso che:

a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro si verificavano due decessi nel carcere di Augusta a seguito di sciopero della fame.

Due detenuti condannati all’ergastolo, Liborio Davide Zerba e Victor Pereshchako si lasciavano morire di inedia.

Il primo lamentava un’ingiusta condanna, il secondo chiedeva da anni di poter scontare la pena nel proprio Paese.

Nessuno dei due era ristretto al regime del 41-bis dell’ordinamento penitenziario; come rilevato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, il silenzio ha avvolto la morte di queste due persone, eventi assolutamente tragici che non hanno avuto, tuttavia, la risonanza mediatica attribuita al caso Cospito;

al contempo, veniva scongiurato il tentativo di suicidio di una terza persona;

con una capienza di 364 posti regolamentari la Casa di reclusione di Augusta registra 477 presenze di reclusi (dati Ministero della giustizia).

La Polizia Penitenziaria ha ivi in servizio 176 unità, benché ne siano previste 251 (dati Ministero della giustizia); le celle risultano piccole, con letti a castello e, sebbene venga rispettata la soglia dei 3 metri quadrati per come considerata dal DAP, nelle celle doppie non sono disponibili 3 metri quadrati calpestabili per persona, escluso il bagno.

Nella maggior parte delle celle non c’è la doccia, non funziona il riscaldamento, manca l’acqua calda e d’estate spesso l’acqua è razionata (fonte Antigone, visita del 6 luglio 2022).

Solo circa un quarto dei detenuti lavora (dati Ministero della giustizia); nel complesso degli istituti penitenziari italiani si sono suicidati 85 detenuti nel 2022, 20 volte in più di quanto non avvenga nelle altre democrazie (fonti: Sole 24 ore che riporta dati di Antigone e Garante nazionale delle persone private della libertà personale).

Dal 2012 si sono uccise in carcere 589 persone, quasi la metà di costoro era in attesa di una sentenza definitiva (fonte: Garante nazionale delle persone private della libertà personale) –:

se il Ministro interrogato confermi quanto sopra descritto e quali iniziative intenda promuovere per migliorare le condizioni di vita dei detenuti, in particolar modo impiegando gli stessi in maggior numero in attività lavorative e/o attivando su più ampia scala corsi di formazione a loro diretti;

quali iniziative intenda promuovere per eliminare o ridurre sensibilmente il sovraffollamento nelle strutture carcerarie.