Messina Denaro: “Sono un agricoltore apolide” (di Riccardo Radi)

Dichiararsi apolide suona beffardo, perché l’apolide è un invisibile e Messina Denaro ha sicuramente goduto dello status di “apolide” per decenni ma non ha conosciuto l’esclusione, la marginalità che vivono gli apolidi.

Ormai sono un apolide. Le mie condizioni economiche? Non mi manca nulla. Avevo beni patrimoniali ma me li avete tolti tutti. Se ancora ho qualcosa non lo dico, mica sono stupido“: comincia così l’interrogatorio inedito del boss Matteo Messina Denaro sentito il 21 febbraio scorso dal gip Alfredo Montalto e dal pm Gianluca De Leo nell’ambito di un procedimento penale in cui il capomafia risponde di estorsione aggravata (a questo link per il resoconto di Ansa Sicilia).

Pensiamo sia utile sapere chi veramente sono gli apolidi e meglio di tutti lo può spiegare l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, tutela i diritti e il benessere dei rifugiati in tutto il mondo (a questo link).

Invisibile. La prima condizione in cui si trovano gli apolidi, individui senza patria e senza cittadinanza, è quella dell’invisibilità. Senza diritti, in primo luogo – ovviamente – quello a una cittadinanza – non ha accesso alla società e rimane intrappolato ai margini. Un’invisibilità anche ai media tanto poco se ne parla. Con queste 7 domande vogliamo portare alla luce una condizione di esclusione e di marginalità, che però coinvolge migliaia di persone in Italia e milioni nel mondo.

1) Chi è un apolide?

Un apolide (dal greco a-polis “senza città”) è un uomo o una donna che non possiede la cittadinanza di nessuno stato. Sono circa 10 milioni gli apolidi nel mondo (si tratta di una stima, non esiste una cifra esatta). Alcuni apolidi sono anche rifugiati, ma non tutti i rifugiati sono apolidi e molti apolidi non hanno mai attraversato una frontiera.

2) Come si diventa apolidi?

La condizione di apolidia non dipende da una scelta o dalla volontà dei singoli. Si è apolidi per una (o più) delle seguenti ragioni:

  1. Se si è figli di apolidi o se si è impossibilitati a ereditare la cittadinanza dei genitori;
  2. Se si è parte di un gruppo sociale cui è negata la cittadinanza sulla base di una discriminazione;
  3. Se si è profughi a seguito di guerre o occupazioni militari;
  4. Per motivi burocratici, se lo Stato di cui si era cittadini si è dissolto e ha dato vita a nuove entità nazionali (è questo il caso dell’ex Urss o della ex Jugoslavia);
  5. Per incongruenze e lacune nelle leggi sulla cittadinanza dei diversi Stati.

3) Quanti sono gli apolidi nel mondo?

Proprio l’assenza di cittadinanza e la conseguente invisibilità giuridica rendono difficile il conteggio degli apolidi nel mondo. L’Unhcr stima che gli apolidi o coloro che sono a rischio di apolidia siano almeno 10 milioni. Dati affidabili esistono per 75 paesi nei quali oggi risiederebbero 3,2 milioni di apolidi (Global Trends 2016).

4) Nel mondo dove sono presenti apolidi?

Le molte cause che possono costringere le persone in una condizione di apolidia fanno anche sì che ci siano apolidi in tutte le regioni del mondo. Secondo l’Unhcr, oggi i 10 paesi con più apolidi sono: Costa d’Avorio, Repubblica Domenicana, Iraq, Kuwait, Myanmar, Russia, Siria, Thailandia, Zimbabwe. Ma, per esempio, ci sono molti apolidi anche in tutti gli stati che non permettono alle madri di trasmettere paritariamente rispetto ai padri la propria nazionalità ai figli (nel caso in cui i padri siano sconosciuti o morti). Oppure in paesi nati dalla dissoluzione di altri stati, come l’Urss o la Jugoslavia.

5) Quale documento ufficiale definisce la condizione di “apolide”?

La Convenzione sullo status degli apolidi è stata varata a New York il 28 settembre 1954 ed è la base per la protezione internazionale degli apolidi. In Italia è divenuta esecutiva il 1 febbraio in 1962 con la legge 306. Il 10 settembre 2015 il Parlamento italiano ha finalmente approvato in via definitiva la legge di adesione alla Convenzione sulla riduzione dell’apolidia del 1961.

6) Quanti sono gli apolidi in Italia?

Secondo le stime fornite da organizzazioni della società civile gli apolidi in Italia sarebbero tra i 3.000 e 15mila. Ma solo qualche centinaio ha oggi ricevuto dallo stato italiano lo status di “apolide”. Molti degli apolidi in Italia appartengono a quello che per antonomasia è il “popolo senza stato” ovvero i Rom.

7) Cosa cambia con il riconoscimento dello status di apolide?

Gli apolidi riconosciuti attraverso una procedura formale hanno diritto a un permesso di soggiorno, all’istruzione, alla sanità e alla pensione così come all’accesso all’impiego e al rilascio di un titolo di viaggio per apolidi.  Questi diritti sono previsti dalla Convenzione del 1954 sullo status delle persone apolidi.

Molto diversa la situazione – si legge su Vice – per gli apolidi non riconosciuti. “Non avendo un permesso di soggiorno, gli sono garantiti solo il diritto all’assistenza sanitaria e, fino ai 18 anni, quello all’istruzione. I maggiorenni, invece, non possono iscriversi all’università, non possono affittare una casa e non possono ovviamente lavorare se non in nero”.