I pubblici ministeri e la duplicazione dei procedimenti (di Riccardo Radi)

Quanti processi inutili vengono mandati al dibattimento?

Quanti testimoni inutili vengono inseriti nella lista del pubblico ministero?

Molti e alle volte dipende dalla mancata lettura degli atti.

Un esempio lampante di quanto affermo è il doppio processo istruito dallo stesso pubblico ministero per il medesimo fatto-reato che è stato sdoppiato in due processi davanti a giudici di sezioni diverse davanti al tribunale di Roma.

I due procedimenti penali riportano numeri conseguenziali 9708 e 9709 entrambi del 2019 e quindi sono pervenuti sulla scrivania del pubblico ministero lo stesso giorno e ciò nonostante hanno seguito a percorrere fascicoli e strade diverse.

In uno si contesta il furto aggravato all’interno di una farmacia mentre nell’altro la ricettazione dei prodotti farmaceutici prelevati all’interno della medesima farmacia.

La storia sottostante è semplice: due persone asportano dei prodotti all’interno di una farmacia e le telecamere le immortalano, la successiva visione permette ai carabinieri di riconoscere le autrici del furto e i militari eseguono una perquisizione domiciliare rinvenendo la refurtiva.

Un furto conclamato che si sdoppia per diventare anche ricettazione.

Una sorta di duplicazione dei pani e dei pesci che si poteva, anzi si doveva evitare con un briciolo di attenzione.

Si sottolinea, a proposito di testi superflui, che nella lista testi dell’accusa viene indicato il comandante della stazione dei carabinieri che si è limitato a redigere la querela presentata dalla proprietà della farmacia.

In un recente convegno un procuratore aggiunto di Roma sottolineava il numero di fascicoli che ogni suo collega è chiamato a gestire: può essere ma, se nell’alternativa lascia o raddoppia si sceglie sempre la seconda, sarà difficile venirne a capo.