Trattare gli animali con umanità? Dipende, magari è meglio di no (di Vincenzo Giglio)

La storia dell’orsa trentina si umanizza sempre di più.

Si comincia a chiamarla Gaia, abbandonando la sigla JJ4.

Le si attribuiscono epiteti – nel suo caso “assassina” – che si dovrebbero usare solo per umani se si considera che assassino è chi uccide volontariamente un essere umano per motivi abbietti e in modo efferato o a tradimento. Gaia ha in effetti ucciso un uomo ma nessuno si è sognato di attribuirle motivi abbietti e pare comunque che lo abbia fatto in quanto madre in allarme per la sicurezza dei suoi quattro cuccioli.

È stata considerata come una latitante e quindi braccata e catturata con grande spiegamento di forze.

È stata chiusa in una gabbia di due metri per sei come un detenuto umano, per certi versi anche meglio a dire la verità.

Ha un compagno di prigionia, tale M49 (alias Papillon), rinchiuso in un recinto adiacente e soggetto anch’esso controverso: all’ergastolo da innocente per alcuni e con l’avvilente pena accessoria della castrazione, criminale incallito per altri, in quanto colpevole di reiterate stragi di pecore, manze e capre.

Le è concessa un’ora d’aria al giorno secondo Ornella Dorigatti della sezione di Trento dell’Organizzazione internazionale protezione animali e, se così fosse, sarebbe più o meno come al 41-bis. È libera in un’area recintata di 8.000 metri quadri secondo il Corpo forestale dello Stato e, se fosse invece così, sarebbe sempre detenuta ma in una condizione migliore della totalità dei suoi compagni di sventura umani.

È al centro di un dibattito mediatico: c’è chi la considera una nemica pubblica della massima pericolosità e la vuole morta subito, chi è a favore di soluzioni meno drastiche ma comunque penalizzanti (la deportazione in aree deantropizzate o scarsamente antropizzate), chi invece la considera innocente e pretende la sua immediata restituzione all’ambiente al quale è stata strappata. Non ci sono ancora stati approfondimenti televisivi a cura di Purgatori, Giletti e altri intrattenitori di questo calibro ma se la share si impenna, si impenneranno sicuro anche loro.

È madre di quattro cuccioli, lo si è già detto, e le sono stati tolti. Vengono in mente i cosiddetti “minori di mafia”, come il CSM, con grande garbo linguistico (se qualcuno non ci crede, consulti questo link), volle chiamare i figli minorenni di genitori coinvolti in procedimenti per reati di “ambientazione” mafiosa che venivano destinati all’adozione.

Gaia è oggi un’imputata in attesa di giudizio, è stata privata della libertà per esigenze cautelari (pericolo di fuga e di reiterazione del reato), è stata spogliata della responsabilità genitoriale e quasi certamente non rivedrà più i suoi figli, la sua reputazione è definitivamente compromessa.

La stiamo davvero trattando come un essere umano. Solo che le stiamo dando il peggio dell’umanità.