“Diritto privato, mezzo avvocato”: ma è proprio così? (di Riccardo Radi)

Un detto o meglio un proverbio che accompagna da sempre in maniera indelebile tutti gli studenti di giurisprudenza della Penisola: “Diritto privato, mezzo avvocato”.

Notti insonni, appunti, trascrizioni delle lezioni, le disquisizioni sul testo più semplice: “per me il Torrente, ma nooo vuoi mettere il Gazzoni?” e “che mi dici del Trimarchi?

La ricerca del compendio piccolo piccolo o degli appunti dell’amico dell’amico per i ritardatari, quelli della serie “Ho venti giorni prima delle vacanze, io ci provo”.

Diritto privato ha da sempre rappresentato una sorta di spartiacque nella carriera universitaria di tutti quelli che hanno studiato giurisprudenza e non solo, pensiamo anche alla facoltà di Economia.

Probabilmente perché l’esame di diritto privato è il primo vero esame di diritto che si affronta, naturalmente i miei ricordi sono datati, oramai sono un matusa, prima c’era l’esame di storia del diritto romano accompagnato subito dopo da diritto romano uno e a quel punto il complementare storia del diritto canonico non era da disprezzare.

Dopo tutte queste giravolte era lì che ti attendeva lui: Diritto privato con i suoi nomi, quasi mitologici, Rescigno, Gazzoni, Torrente, Bessone, Trimarchi e tanti ma tanti ancora sparsi nelle università della culla del diritto, almeno così ci piace credere.

L’esame era un terno al lotto, prima le domande dai giovani e azzimati cultori della materia (alle volte più st…zi del dovuto) poi gli assistenti titolati e infine la domanda finale dal Professore che era al centro dell’aula magna gremita all’inverosimile ma stranamente silenziosissima.

Tutti assorti e attenti a carpire le singole domande per il ripasso dell’ultima ora.

Con il senno del poi, non credo che superare l’esame di diritto privato significhi veramente che si è già mezzi avvocati, anzi direi proprio di no ma perché non crederlo?

Non fa male a nessuno ed allora: “Diritto privato mezzo avvocato” per chi ama crederlo.

P.S. il mio coautore si è dissociato ed ha voluto mettere nero su bianco la sua contrarietà alla pubblicazione, però c’è sempre un però a Terzultima Fermata siamo in due ed è quindi pareggio forse la pubblicheremo … chissà.

P.S.: il coautore conferma la dissociazione; postare una roba del genere, da nostalgici attempati, non solo è incredibile di per sé ma danneggia una reputazione costruita faticosamente nel tempo; tuttavia, siccome crede nella libertà di espressione, non esercita il diritto di veto.