Il signor Keuner, la violenza, il giunco e la piena (di Vincenzo Giglio)

Tra le opere di Bertolt Brecht spicca per singolarità “Storie del signor Keuner” (Einaudi, 2008).

Il signor Keuner, “l’uomo che pensa“, sta sulle sue, rifugge da ogni posa eroica, si limita a fare domande senza offrire alcuna certezza.

Tra le tante storie del suo autore, ne ho scelto una intitolata “Misure contro la violenza“.

Eccola.

Quando il signor Keuner, il pensatore, in una sala, davanti a molte persone si espresse contro la violenza, notò che la gente indietreggiava e andava via. Si guardò intorno e vide dietro di sé… la Violenza.

— Che stavi dicendo? — gli chiese la Violenza.

— Mi sono espresso in favore della violenza, — rispose il signor Keuner.

Quando il signor Keuner se ne fu andato i suoi alunni gli chiesero se avesse una spina dorsale. Il signor Keuner rispose: — Io non ho una spina dorsale per farmela rompere. Proprio io devo vivere più a lungo della violenza.

E il signor Keuner raccontò la seguente storia.

Nell’appartamento del signor Egge, che aveva imparato a dire di no, entrò un giorno, al tempo dell’illegalità, un emissario che gli mostrò un documento diffuso in nome di coloro che dominavano la città e nel quale si diceva che doveva appartenergli ogni abitazione in cui mettesse piede, e parimenti doveva appartenergli ogni cibo che richiedesse; e parimenti doveva servirlo ogni uomo che vedesse.

L’emissario si sedette su una seggiola, chiese da mangiare, si lavò, si coricò e con la faccia rivolta alla parete, prima di addormentarsi domandò: — Mi servirai?

Il signor Egge lo coprì con una coperta, scacciò le mosche, protesse il suo sonno e così in quel giorno gli obbedì per sette anni. Ma qualsiasi cosa facesse per lui, ce n’era una che si guardava bene dal fare, e cioè dal pronunciare una sola parola. Quando i sette anni furono trascorsi, l’emissario diventato grasso a furia di mangiare, dormire e comandare, morì. Allora il signor Egge lo inviluppò nella coperta ormai consunta, lo trascinò fuori dalla casa, lavò il giaciglio, imbiancò le pareti, diede un sospiro di sollievo e rispose: — No.

Qual è il senso? Cosa ci sta dicendo Brecht attraverso il suo alter ego Keuner?

Non saprei cosa rispondere ma quel no, per quanto tardivo, per quanto giunto dopo anni di soggiacenza a un potere senza morale e senza vergogna, mi sembra importante.

Dalle mie parti, soprattutto nella terra dei cugini siciliani, si dice Calati juncu, ca passa la china (Piegati, giunco, che sta passando la piena).

Chissà, forse Brecht aveva un ascendente siciliano.