Il ministro è fuori dai gangheri, non passa giorno che l’ufficio del Dipartimento per gli Affari di Giustizia Direzione generale degli affari interni non riceva una telefonata dai piani alti di via Arenula.
Il motivo delle telefonate è semplice: Nordio non vuole perdere la faccia dopo le anticipazioni del sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, che il 31 gennaio 2023 inCommissione Giustizia alla Camera, fornendo i primi dati sugli indennizzi per gli errori giudiziari e le ingiuste detenzioni, aveva rassicurato che “la Relazione del ministero è in fase di approfondimento e sarà chiusa a breve”.
La realtà è però ben diversa.
Sono trascorsi quaranta giorni e nonostante i solleciti e le pressioni da via Arenula gli uffici Gip e dibattimentali dei tribunali della Penisola non inviano i dati richiesti sulle misure cautelari personali applicate.
La legge 16 aprile 2015, n. 47, all’articolo 15, prevede che “il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenti alle Camere una relazione contenente dati, rilevazioni e statistiche relativi all’applicazione, nell’anno precedente, delle misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l’indicazione dell’esito dei relativi procedimenti, ove conclusi”.
Con l’articolo 1, comma 37, della legge 23 giugno 2012, n. 103, ad integrazione della disposizione di legge sopra citata, si è esteso l’obbligo di informativa ricomprendendovi anche “i dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, pronunciate nell’anno precedente, con specificazione delle ragioni di accoglimento delle domande e dell’entità delle riparazioni, nonché i dati relativi al numero di procedimenti disciplinari iniziati nei riguardi dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni, con indicazione dell’esito, ove conclusi”.
Si tratta di un adempimento che, al di là del profilo formale, è molto significativo, in quanto consente al legislatore di comprendere la vastità di un fenomeno, quello dell’uso e abuso della custodia cautelare, alla luce dell’esito dei procedimenti penali in cui le persone vengono private della libertà personale.
Inoltre, consente di verificare quanto i titolari dell’azione disciplinare svolgano, di fronte all’arresto di innocenti, un’adeguata attività istruttoria ai fini dell’eventuale esperimento dell’azione.
Le ragioni del ritardo sono la mancata trasmissione dei dati da parte degli uffici giudiziari competenti.
Infatti si registra una notevole ritrosia degli uffici a comunicare i dati, basti pensare che l’anno passato la percentuale di risposta dei Tribunali (sezioni GIP e sezioni dibattimentali) interessati al monitoraggio dei dati dell’anno 2021 è stata del 70%.
Nell’anno precedente avevano risposto il 76% degli uffici, e nel 2019 l’86% quindi si registra un calo non indifferente e sul punto c’è anche un deficit di trasparenza in merito agli uffici inadempienti e alle eventuali iniziative ispettive da intraprendere da parte del Ministero per far rispettare l’obbligo di trasmissione dei dati.
Nordio avrebbe voluto invertire il trend del costante calo degli uffici del tribunale sezione Gip e dibattimentale che non rispondono al monitoraggio.
Per adesso il muro di gomma di alcune sedi giudiziarie rende palpabile la conseguente incapacità del ministero di raccogliere la totalità dei numeri d’interesse.
Quest’anno, quale sarà la percentuale delle risposte dei Tribunali sui dati che riguardano: “le misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l’indicazione dell’esito dei relativi procedimenti, ove conclusi”.
Il 70% appare “significativo” di un sostanziale disinteresse ad avviare una fase di effettiva trasparenza sull’uso e l’abuso delle misure cautelari.
Cambia il Ministro ma rimane la cattiva usanza.
