Gli avvocati collaboratori e accompagnatori (di Riccardo Radi)

“I nostri più importanti collaboratori durante l’inchiesta Mani Pulite sono stati gli avvocati”: parole di Antonio Di Pietro.

Gli avvocati e l’avvocatura penalista denunciano oggi un trend giudiziario di noncuranza verso i diritti della difesa. Hanno ragione ma tutto cominciò trent’anni fa e qualche domanda dovrebbero farla anche a se stessi.

Quando imperversava Mani Pulite “Gli avvocati milanesi sfilavano davanti alla porta di Antonio Di Pietro implorando un salvacondotto in cambio di una confessione, tra i loro colleghi a scandalizzarsi, a chiamarsi fuori da quel rituale un po’ avvilente, erano in pochi”: così GiustiziaMi, il blog di un gruppo di cronisti del tribunale di Milano, ha ricordato la figura dell’Avvocato Enzo Lo Giudice morto il 2 settembre 2014.

Un altro Avvocato fuori dal coro degli “accompagnatori” fu Giuliano Spazzali che alla domanda: “Come si è comportata, durante Mani pulite, l’avvocatura?” rispose così: “Ne è uscita malissimo. Con le ossa rotte. Faceva a gara a portare i clienti in Procura a confessare. Ma l’avvocato non deve dare un contributo a cambiare il contesto sociale, fa un altro lavoro. Io ho avuto premi, anni dopo, per essere stato l’unico a non aver ceduto: per mia incapacità anche solo a pensarlo; ma anche perché ho avuto la fortuna di avere un cliente, Sergio Cusani, robusto e non cinico e baro

Naturalmente si potrà dire che gli avvocati hanno tutelato gli interessi degli assistiti ad evitare il carcere ma a che prezzo per la difesa penale?

Una cosa è certa tuttavia: prevalse di gran lunga il modello difensivo non oppositivo.

La sostanziale assenza di reazioni alla disinvoltura procedurale dei PM di Mani Pulite (con l’adesione sostanziale – è giusto ricordarlo – di tutti gli anelli della sequenza di controllo e garanzia messa in campo dal codice Vassalli e dunque giudici delle indagini preliminari, tribunali del riesame, Corte di cassazione) provocò una profonda alterazione delle regole del giusto processo i cui effetti negativi sono ancora tra noi”.

Così, in questo blog, nel post La difesa penale ai tempi di Mani Pulite e i suoi effetti di lungo termine (a questo link).

La linea di accondiscendenza verso la Procura Meneghina ha lasciato segni indelebili negli anni successivi ed è confermata se ancora ce ne fosse bisogno dalle parole del suo artefice Antonio Di Pietro che scrive: “I nostri più importanti collaboratori durante l’inchiesta sono stati gli avvocati, che hanno fatto scelte processuali. Io, del resto, ho sempre seguito questa regola: ho proceduto nei confronti di una persona solo quando avevo prove solidissime nei suoi confronti; a quel punto gli avvocati hanno preferito aiutarci a capire di più e meglio chi erano i correi, perché i reati per cui procedevamo erano sempre reati fatti da più persone” da A. Di Pietro e G. Barbacetto, La storia, le idee, le battaglie di un ex magistrato entrato in politica senza chiedere permesso, Ponte alle grazie, 2008, pagina 180. 

Se lo dice lui, l’artefice e l’uomo simbolo di Mani Pulite, c’è da credergli.