Più passano i giorni dalla cattura di Matteo Messina Denaro e più aumentano i dettagli rivelati sul modo in cui trascorreva la latitanza e sul reticolo dei suoi rapporti (a questo link, che riporta ad un articolo di Lara Sirignano per il Corriere della Sera, per gli ultimi aggiornamenti).
Saltano fuori di continuo non solo i personaggi contigui e compiacenti che ci si poteva aspettare ma anche medici, venditori di auto, ristoratori, donne che avrebbero avuto relazioni affettive con il ricercato (e che avrebbero condiviso una chat con lui).
C’è da scommettere che altre categorie si aggiungeranno progressivamente e si scoprirà che Messina Denaro frequentava ogni tipo di ambiente che possa attrarre una persona dalla vita normale.
La cosa più curiosa è che non ci sono volute lunghe e dispendiose e complesse indagini per scoprire queste reti: è bastato leggere le agende del ricercato e dare un’occhiata nei cellulari che aveva in uso.
È una scoperta che contraddice l’idea che si ha solitamente della vita di un latitante di lungo corso.
Si pensa a quelli fuggiti in Sudamerica e diventati grandi narcos oppure agli altri che si sono rifugiati in bunker sotterranei inaccessibili o agli altri ancora che hanno vissuto isolati senza alcun contatto con diavolerie elettroniche e affidando solo a pizzini rari messaggi.
Quello che si sta apprendendo di Messina Denaro contraddice ognuno di questi stili: è rimasto a casa ma perfettamente visibile, ha frequentato e si è fatto frequentare, si serviva di mezzi di comunicazione come qualsiasi altra persona; se aveva bisogno del medico andava a trovarlo senza fissargli un appuntamento in luoghi remoti, se aveva voglia di cenare fuori non si tirava certo indietro, se gli piaceva una macchina se la comprava e così via.
Una vita ordinaria vissuta da un uomo fuori dall’ordinario.
Capire come questo sia stato possibile è la maggiore sfida che hanno di fronte gli inquirenti.
