
Il Ministro Nordio oggi ha risposto ad una interrogazione sulle spese per intercettazioni delle procure della Repubblica. In particolare, sono rare le procure che sottopongono alla preposta Sezione della Corte dei conti i contratti relativi alla fornitura di sistemi di intercettazione.
Le apparecchiature per le intercettazioni, così come i “software spia”, sono di proprietà di aziende esterne all’amministrazione della giustizia e gli affidamenti sono realizzati senza gara, per cui le procure godono di ampia autonomia di scelta.
Ecco il testo dell’interrogazione:
”la Commissione europea, infatti, ha messo in mora l’Italia per non aver ottemperato a una specifica direttiva del 2011 che assimila i contratti per le intercettazioni a transazioni commerciali. In quanto tali, andrebbero quindi sottoposti a un controllo preventivo e successivo da parte della Corte dei conti; nello specifico, alla Sezione centrale per il controllo dei contratti secretati. Ma, come evidenziato nella relazione trasmessa alle Camere il 19 agosto 2022 sull’attività svolta dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, «appare ancora eccessivamente esiguo il numero delle procure della Repubblica che sottopongono alla preposta Sezione della Corte dei conti i contratti relativi alla fornitura di sistemi di intercettazione»;
le apparecchiature per le intercettazioni, così come i «software spia», sono di proprietà di aziende esterne all’amministrazione della giustizia e gli affidamenti sono realizzati senza gara, per cui le procure godono di ampia autonomia di scelta;
questo comporta anche che ci sia una differenza abnorme dei costi, con procure che «spendono mille per un’intercettazione e altre che spendono cento». I costi più elevati si registrano in quelle di Palermo, Roma, Napoli, Milano e Reggio Calabria. Nel 2019, a fronte di uno stanziamento complessivo di bilancio da 125 milioni e 352 mila euro per le intercettazioni, ne sono stati utilizzati 191 milioni. Per il 2021 e il 2022, invece, lo stanziamento si è leggermente ridotto: a 213,7 milioni di euro l’anno;
nel 2021 risultano stanziati, sul capitolo 1363 dello stato di previsione del Ministero della giustizia, 213.718.734 euro per le spese obbligatorie per intercettazioni;
è evidente il problema legato al fatto che non c’è controllo di alcun tipo sulle tariffe ed appare necessario un intervento governativo finalizzato all’armonizzazione delle tariffe, volto ad apportare i correttivi necessari alla normativa vigente:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte ad apportare correttivi alla normativa vigente in materia di attività negoziali che non pervengono alla Sezione centrale della Corte dei conti e che rendano l’operato della Sezione maggiormente incisivo, finalizzato ad una corretta gestione della spesa, e comunque mai disgiunto dalla salvaguardia della sicurezza nazionale e quali siano stati i costi delle intercettazioni negli ultimi 5 anni”.
Questa la risposta di Nordio:
Grazie, Presidente; ringrazio l’onorevole collega. L’opinione di questo Ministro sulle intercettazioni è già stata ampiamente espressa nella relazione davanti alle Camere, al Senato, che lei, collega, ha in questo momento avuto la cortesia di rievocare. Per quanto riguarda le cifre, esse oscillano, ma queste sono per difetto, tra i 160 e i 180 milioni di euro l’anno, euro che vengono spesi per queste intercettazioni.
Dico subito, lo specifico e lo riaffermo per la millesima o milionesima volta, che quando intendo riferirmi alla necessità di cambiare la disciplina e i costi delle intercettazioni non mi riferisco minimamente ai reati di grave allarme sociale, come la mafia e il terrorismo. Ogni volta che si tocca questo argomento, si viene ingiustamente accusati di voler favorire la mafia, attraverso un depotenziamento di queste indagini.
Lo dico ancora una volta: per quanto riguarda le indagini di mafia e di terrorismo la disciplina resterà inalterata. Questo non toglie il fatto che una grandissima parte di queste intercettazioni, che ha dei costi non solo enormi, esorbitanti, ma addirittura disomogenei in tutto il territorio nazionale, abbia necessità di compensazione o meglio di pagamento che sfugge a ogni forma di controllo, perché sono determinate dalla magistratura, non vi è un budget per ogni procura, non vi è un budget per ogni ufficio giudiziario e, quindi, ogni pubblico ministero ed ogni GIP possono disporne quante ne vogliono e alla fine vengono pagate secondo criteri sui quali – e qui rispondo alla prima parte della sua domanda – stiamo costituendo dei tavoli di lavoro, quantomeno per rendere omogenee le liquidazioni di queste costosissime parcelle.
Per quanto riguarda, però, la strategia più globale, lo ripeto ancora una volta, non soltanto queste intercettazioni sono risultate molto spesso fallaci e ingannevoli, non soltanto si è detto che dopo la riforma Orlando questi episodi non si sono più verificati; non è vero, in questi giorni, in Veneto, proprio nel nostro Veneto, sono state diffuse ampiamente intercettazioni di conversazioni di persone non indagate, non imputate, che sono state esposte al pubblico ludibrio senza nessuna necessità, senza nessuna giustificazione e, soprattutto, violando l’articolo 15 della Costituzione.
Quindi, in conclusione, fermo restando – lo ripeto ancora una volta – che non si toccheranno i reati di mafia e di terrorismo, l’auspicio di questo Ministro, che in questa direzione intende dirigersi, è che vengano limitati i costi di queste intercettazioni attraverso l’omogeneizzazione delle parcelle che possono essere richieste dalle aziende dalle quali queste prestazioni vengono effettuate e, soprattutto, in prospettiva, che venga affidato a ogni ufficio giudiziario un budget che non possa essere superato annualmente nella gestione di questa forma di indagine che altrimenti sfugge economicamente a ogni forma di controllo.
La nostra opinione
L’uso e la valorizzazione delle intercettazioni sono temi costantemente divisivi.
La varietà delle opinioni non risparmia alcuno degli aspetti di rilievo e tra questi rientra naturalmente anche il costo di questo strumento.
Al dibattito partecipano anche esponenti dell’ordine giudiziario che non fanno economia di esternazioni.
È chiaro che un clima così infuocato confonde l’opinione pubblica e questo non è un bene.
Si può adesso contare su un elemento di chiarezza.
Il Ministro della Giustizia, capo del dicastero cui è intestata la spesa per le intercettazioni, ci dice che la spesa è alta, che lo è stabilmente, che è tale anche a causa dell’ordine sparso con cui ogni procura della Repubblica sceglie a chi affidarsi per il servizio, che è tale anche perché nessun procuratore della Repubblica deve rendere conto del suo operato.
Lo dice il Ministro e non abbiamo alcun motivo per dubitare della correttezza delle sue affermazioni.
Pensiamo allora che, secondo coerenza, è arrivato il momento di una disciplina organica che, senza implicare alcuna rinuncia a uno strumento insostituibile in alcuni ambiti investigativi, necessita di essere ridimensionato nell’impatto generale che ha sulla nostra società.

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