L’avvocato Salvatore Morelli: il difensore dei diritti delle donne (di Riccardo Radi)

Nessuno è profeta in Patria e la storia dell’avvocato Salvatore Morelli è la conferma.

Morelli, sconosciuto ai più, è stato il precursore in Italia del riconoscimento dei diritti delle donne. Quando morì in solitudine ed in povertà venne ricordato da comitati di donne costituitisi a Napoli, Bologna e Milano ed anche le donne americane che stavano iniziando la lotta per l’emancipazione femminile, scrissero che era morto il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo.

Il 18 giugno 1867 Morelli venne eletto deputato nel collegio di Sessa Aurunca della Sinistra Storica. Nello stesso giorno: “Ebbi l’onore di presentare al Parlamento tre progetti di legge concernenti l’emancipazione del pensiero, della coscienza della donna”. Ecco il testo della proposta dall’archivio storico della Camera dei Deputati: 04239.pdf (camera.it)

Subito egli presentò alla Camera dei Deputati, nel 1867 e primo in Europa, un progetto di legge dal titolo “Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici” per la parità della donna con l’uomo, come forte risposta al Codice civile italiano del 1865 che sottometteva la donna all’autorizzazione maritale, facendone una minorenne a vita.

Per lo scopo di abolire la schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alle donne italiane i diritti civili e politici che si esercitano dagli altri cittadini del Regno – [18].[06].[1867] (camera.it)

Negli anni 1874-1875 propose un nuovo diritto di famiglia, con cento anni di anticipo rispetto a quello approvato in Italia solo nel 1975, che prevedeva l’eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, ma anche il doppio cognome, i diritti dei figli illegittimi e il divorzio. 00990.pdf (camera.it)

Morelli nella sua attività parlamentare è instancabile ecco l’enunciato di un suo progetto di legge sull’istruzione femminile: Istruzione delle donne 02470.pdf (camera.it)

Nel 1875 presentò, con un apposito disegno di legge, la richiesta del diritto di voto per le donne (in Italia questo diritto sarà approvato soltanto nel 1946!!).

Tutti questi progetti di legge non vennero neppure presi in considerazione tranne il progetto che Morelli propose nel 1877 (e che venne approvato) per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli atti indicati dal Codice civile, come i testamenti: importante progresso per i risvolti economici e per l’affermazione del principio di capacità giuridica delle donne. L’aver posto la centralità della questione della donna e di quella della scuola, gli procurò l’apprezzamento e l’incoraggiamento di grandi uomini di cultura del suo tempo: Mazzini, Stuart Mill, Victor Hugo.

Morelli condusse, inoltre, un’impegnativa battaglia sul divorzio (approvato in Italia solo nel 1970) e relativa difesa dei diritti delle donne divorziate: tra il 1875 e il 1880 presentò quattro progetti di legge che vennero tutti ignorati. 

L’impegno politico di Morelli permise, però, che le ragazze fossero ammesse a frequentare i primi due anni del Ginnasio. Propose con forza un’istruzione moderna, gratuita e obbligatoria per tutti (per maschi e femmine e che solo nel 1962 sarà legge in Italia), la tutela dei deboli socialmente e l’abolizione della pena di morte.

Si batté, inoltre, contro la Legge delle Guarentigie (le garanzie concesse al papa per equipararlo ad un Capo di Stato straniero e a totale carico del contribuente italiano).

Nel 1876, intervenendo sul progetto di Agostino Bertani per l’inchiesta agraria sollecitò lo studio delle condizioni di vita quotidiana dei contadini così come di quelle lavorative delle donne e dei minori. Si batté inoltre contro il regolamento che vietava alle donne impiegate del telegrafo di contrarre matrimonio.

Durante il periodo parlamentare Morelli continuò l’attività di giornalista, poiché non esisteva l’indennità parlamentare, introdotta solo nel 1907 da Giolitti. 

Nel corso della sua attività parlamentare presentò diciassette proposte di legge: Salvatore Morelli / Deputati / Camera dei deputati – Portale storico

Alle nuove elezioni del maggio 1880, dopo 4 mandati parlamentari, non venne rieletto anche a causa di divisioni nella Sinistra Storica e intorno a lui si creò un forte isolamento mentre la sua salute peggiorava.

Il 22 ottobre del 1880, morì a Pozzuoli, in una camera di una piccola locanda,  in totale miseria ( anche per la mancanza dell’indennità parlamentare) e ridotto quasi alla fame. I suoi resti riposano nel cimitero di Pozzuoli.

Quando seppero della sua morte, le prime donne americane che stavano iniziando la lotta per l’emancipazione femminile, che poi si allargherà dovunque, scrissero che era morto il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo.

Riportiamo ampi stralci dello svolgimento della proposta di Legge sul Divorzio così come reperita nell’archivio storico della Camera dei Deputati

SVOLGIMENTO DI UNA PROPOSTA DI LEGGE DEL DEPUTATO MORELLI SALVATORE INTORNO AL DIVORZIO.

PRESIDENTE.

L’ordine del giorno reca lo svolgimento di una proposta di legge d’iniziativa del deputato Morelli Salvatore intorno al divorzio.

Essendo già stato letto il progetto di legge, do la parola all’onorevole Morelli Salvatore per svolgerlo.

MORELLI SALVATORE. Onorevoli, signori, quando le dottrine hanno un fondo di verità, non importa chi ìe proponga; esse a lungo andare acquistano quella importanza che produce gli effetti benevoli che dalle medesime sì attendevano.

PRESIDENTE. L’onorevole Morelli ha facoltà di continuare il suo discorso. MORELLI SALVATORE. Signori! Tutte le nazioni civili hanno il divorzio.

I protestanti d’Inghilterra, di Germania, di Svizzera e di altri paesi hanno il divorzio; i Greci lo hanno del pari, ed il divorzio è ammesso anche largamente, come ho detto di sopra, al sepolcro di Cristo, in Gerusalemme. Ciò non vuol dire che si domandi di estendere quest’istituzione nella medesima guisa in Italia. No, perché le condizioni d’Italia forse non comporterebbero di allargare, per tanti piccoli casi, la divisione della famiglia, la quale è sempre spiacevole e dolorosa.

Però io ve la domando per pochissime cause gravi e per quattro ragioni: una ragione logica, una ragione morale, una ragione economica ed una ragione politica e sociale. La ragione logica voi la vedete a primo intuito. Il Parlamento italiano 15 o 13 anni addietro si glorificò votando il matrimonio civile; e questo fa un atto di libertà a cui dovette dar mano il Governo della nazione: perché?

Perché non era possibile impedire la celebrazione dell’atto solenne del matrimonio per le altre confessioni, che non fossero state la cattolica, nel nostro libero paese. Ci sono di quelli che non credono alla perpetuità del matrimonio, al sacramento matrimoniale. Ma volete voi che credano a forza? Le son queste cose intime, cose della coscienza individuale; conseguentemente il legislatore dovette provvedere perché tutti i cittadini abitanti il regno d’Italia avessero potuto avere la opportunità di ammogliarsi, senza subire la severità di una confessione che non era la loro. Quindi, o signori, una volta che voi avete stabilita la premessa, come potrete poi negare la conseguenza? Una volta che voi avete detto: il matrimonio si può contrarre senza la benedizione del prete, senza la sacramentazione sacerdotale, ma io non so perché voi adesso poniate tanti scrupoli ad ammettere il divorzio.

Io spero che, come la Camera, la quale è liberalissima, non avrà degli scrupoli ad accettare la legge del divorzio, anche i venerandi senatori (Ilarità) si convinceranno del pubblico sentimento.

…. (…) questo generale desiderio di introdurre il divorzio nelle nostre leggi? Io non trovo che dei corpi costituiti abbiano fatto pervenire a questo scopo alcuna petizione al Parlamento; non trovo che ci siano state delle assemblee popolari riunite per propugnare questa grande riforma.

Non trovo che il giornalismo e la stampa in generale abbiano reclamata la introduzione del divorzio nelle nostre leggi.

Non trovo insomma che la pubblica opinione si sia pronunziata per guisa da farne esser certi che la istituzione del divorzio sia penetrata nella pubblica coscienza.

L’onorevole Morelli diceva che non sono le moltitudini quelle che debbono proporre i cambiamenti e le riforme delle leggi, ma che questo compito spetta esclusivamente al Parlamento. Tutto ciò è vero, ma è vero altresì cha la pubblica opinione prepara con i suoi voti le riforme, e che il Parlamento non fa che sanzionare quello che la pubblica opinione reclama. Valga un esempio: il mio onorevole predecessore ha propugnato l’abolizione della pena capitale, per la quale abolizione si erano pronunciate accademie, congressi giuridici ed uomini dottissimi; fino al punto che sì è formata una biblioteca immensa di opuscoli e di libri, che trattano esclusivamente dell’abolizione di detta pena. Ebbene, questa riforma abbastanza radicale nella nostra legislazione ha incontrato tali e tanti ostacoli, che non ha potuto ancora essere tradotta in legge, e si spera che ciò possa avvenire nella prossima Sessione.

Voi ricordate certamente la riforma che fu fatta in Inghilterra intorno al dazio sui cereali. Ebbene, o signori, quantunque la detta riforma fosse oltremodo giusta, perché nientemeno il popolo pagava un miliardo sul pane in favore dei possessori di latifondi, pure per essere tradotta in legge vi fu bisogno di sette anni di combattimento, di milioni di opuscoli, di libri, di giornali, di assemblee e di uomini grandissimi che la propugnarono come erano Cobden e Bright.

Or senza tutto questo movimento della pubblica opinione, a me non pare che sia ora opportuno di proporre una riforma sì radicale, la quale non so come possa essere accettata dalle donne, di cui tanto è propugnatore l’onorevole Morelli…

MORELLI SALVATORE. È desiderata e voluta.

MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA… perché, o signori, con questo progetto di legge naturalmente si pone lo scetticismo al limitare del matrimonio. Mi giova infine ricordare che la istituzione del divorzio non è nuova in Italia, perché essa fu attuata nel regno di Napoli con la pubblicazione in quel reame del Codice francese ; e ricordo che, durante il non breve periodo in cui quel Codice ebbe vigore, non si verificarono che due o tre casi di divorzio, i quali non raccolsero la pubblica approvazione.

E fino a quando, lo ripeto, la opinione pubblica non si manifesterà favorevole a questa istituzione, non credo che la si possa introdurre nei nostri Codici.

Ma ad ogni modo, senza entrare nella discussione dei diversi elementi che costituiscono questo progetto di legge, e trattandosi per ora di una semplice presa in considerazione, senza nuovamente pronunziarmi sul merito di esso, non mi oppongo a che venga preso in considerazione dalla Camera.

MORELLI Salvatore

Ringrazio l’onorevole guardasigilli dell’adesione sua a che sia preso in considerazione il mio progetto di legge. Quanto ai dubbi manifestaci sull’efficacia che questo progetto di legge e l’applicazione del divorzio possano avere al benessere del paese, io già ho risposto, sicché ora non mi rimane che ripetere ciò che ho detto testé: fate la prova. (Ilarità) Potrete in seguito verificare e, se occorrerà, mettere in uso quei mezzi legali che sono a vostra disposizione.

PRESIDENTE. Domando se la presa in considerazione del progetto di legge stato presentato dall’onorevole Salvatore Morelli sia appoggiata.

MORELLI Salvatore A unanimità. (È appoggiata.)

PRESIDENTE. Essendo appoggiata la pongo ai voti. Fatta prova e controprova la presa in considerazione è ammessa.