
“Non si può più ammettere che gli avvocati che da sempre lavorano in difesa degli altrui diritti siano sprovvisti essi stessi di diritti o comunque vivano in un limbo di indeterminatezza”.
È noto che in Italia i costi di avviamento di uno studio legale sono molto elevati ed è altrettanto noto quanto è difficile per un avvocato appena abilitato formarsi una stabile clientela tale da garantire introiti costanti.
È noto, inoltre, che il numero di avvocati risulta sovrabbondante rispetto alla possibilità di assorbimento del mercato della professione.
Tale stato di fatto ha causato un dumping professionale, con conseguente perdita di potere economico e contrattuale dei singoli avvocati, e la diffusione di forme di esercizio della professione ben lungi dal modello ideale della libera avvocatura.
Nell’attuale realtà italiana convivono due tipi di avvocati: da un lato, i titolari di uno studio o cosiddetti « domini » e, da un altro lato, i collaboratori, anch’essi avvocati, cioè tutti coloro che, a causa dei costi troppo elevati per il mantenimento di uno studio legale, della difficoltà di garantirsi un reddito costante e certo, nonché della concorrenza al ribasso nel mercato per procurarsi una clientela, sono costretti, pur di esercitare una professione che amano, a mettere la propria competenza professionale a disposizione di un collega che ha, invece, i mezzi per sostenere i costi di uno studio in maniera esclusiva e continuativa.
Inizia così la presentazione della proposta di legge numero 594 pubblicata il 15 dicembre 2022 sul sito della Camera dei Deputati (allegata in calce al post), dal titolo “Disciplina del rapporto di collaborazione professionale dell’avvocato in regime di monocommittenza nei riguardi di un altro avvocato o di un’associazione professionale o una società di avvocati”.
I proponenti illustrano la proposta evidenziando quanto segue:
Tale situazione è divenuta, oramai, la regola soprattutto in diverse città metropolitane italiane ed è definita “regime di monocommittenza” dell’avvocato.
Le citate forme di collaborazione assumono aspetti diversi e finanche più gravi quando le stesse siano prestate all’interno di studi di grandi dimensioni dove viene meno anche il rapporto umano tra il committente e i suoi collaboratori e dove, di fatto, esistono avvocati specializzati non solo per materia, ma addirittura per atto professionale.
Nelle cosiddette “law firm”, ossia gli studi internazionali il cui volume di affari è dato in maggioranza dalla consulenza stragiudiziale e che, per le loro dimensioni in termini di organizzazione e di fatturato, sarebbero assimilabili a vere e proprie società, l’organizzazione della struttura si basa esclusivamente sull’uso della formula descritta, ossia quella della monocommittenza che, tuttavia, è equiparabile alla subordinazione tout court.
Gli avvocati in regime di monocommittenza firmano un contratto di collaborazione in cui sono regolamentati patto di prova, tasse e contributi, sicurezza, riservatezza, esclusiva, compensi e spese e codice etico dello studio legale.
Negli studi cosiddetti “boutique”, ossia gli studi di dimensioni ridotte rispetto a quelli già descritti, ma ugualmente competitivi in termini di fatturato, in cui esiste un solo dominus con diversi collaboratori che gestiscono il lavoro di tale dominus, la collaborazione alterna forme di genuina collaborazione tra colleghi a casi di monocommittenza.
In entrambe le realtà descritte, quelli che impropriamente vengono chiamati collaboratori sono inseriti in una struttura etero-organizzata, sono tenuti al rispetto di un orario di lavoro e alla turnazione feriale e sono retribuiti mensilmente con un compenso forfetario fisso, assumendosi, quindi, gli oneri di una parasubordinazione di fatto, ma rinunciando alle garanzie che tale parasubordinazione imporrebbe ai datori di lavoro.
Il numero di avvocati che hanno un reddito proveniente da un cliente unico e, segnatamente, dal titolare dello studio presso il quale prestano in via esclusiva la loro attività professionale è in forte crescita.
I dati raccolti dalla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense stimano circa 30.000 legali: circa un ottavo degli avvocati italiani si trova in condizioni di lavoro para-dipendente.
Sono quelli che “sono sospesi” tra la libera professione e il lavoro dipendente: una figura ibrida che delinea una fattispecie sintomatica dell’esistenza di un rapporto di collaborazione o di lavoro subordinato mascherato.
Il legislatore non può più ignorare tale fenomeno, ma ha il dovere di predisporre finalmente una chiara cornice legislativa che riconosca la situazione di fatto, la qualifichi sotto il profilo non solo giuridico ma anche economico e sociale e ne governi le dinamiche al fine di evitare squilibri e distorsioni.
Questa particolare figura professionale non può essere inquadrata nella tipologia dei rapporti giuridici attualmente normati: è necessario un intervento legislativo specifico che regoli tutti gli aspetti della condizione dell’avvocato in regime di monocommittenza.
Da qui la necessità della presente proposta di legge, ossia di un progetto di riforma che attraverso la configurazione di una specifica disciplina del rapporto di collaborazione professionale tra il soggetto committente e il collaboratore appronti un sistema di garanzie e di tutele per gli avvocati monocommittenti, al fine di ovviare agli evidenti squilibri economici che caratterizzano la classe forense italiana, più ancora di quella degli altri Paesi dell’Unione europea.
Occorre prevenire il concreto e tangibile pericolo che le condizioni degli avvocati in regime di monocommittenza siano quelle di professionisti senza futuro, i quali potrebbero vedersi precluse la possibilità di crescita sul piano professionale, la realizzazione di un soddisfacente riscontro sul piano del corrispettivo rispetto al lavoro profuso e, infine, una congrua tutela previdenziale, attesa l’esiguità di un concreto ritorno sul piano pensionistico.
Non si può più ammettere che gli avvocati che da sempre lavorano in difesa degli altrui diritti siano sprovvisti essi stessi di diritti o comunque vivano in un limbo di indeterminatezza.
È venuto, dunque, il momento di adeguare la normativa vigente alla realtà attuale e di avviare una riflessione più approfondita sulla figura dell’avvocato in regime di monocommittenza.
Una riflessione volta a cogliere gli aspetti di carattere sociale e giuridico, a fornire una forma di riconoscimento contrattuale e a stabilire le possibili regole per la disciplina dei rapporti tra tali avvocati attraverso una soluzione che sia pur sempre compatibile con le prerogative dell’autonomia e dell’indipendenza del professionista.
La necessità di un cambiamento, in tal senso, è invocata dalla stessa maggioranza degli avvocati: secondo il Rapporto del Censis «L’avvocato nel quadro di innovazione della professione forense» del mese di giugno 2019, il 50,6 per cento degli stessi riconosce l’opportunità di disciplinare il lavoro degli avvocati in regime di monocommittenza.
Del resto, la problematica di tali avvocati o di quelli che in Francia sono definiti avvocati « sans papiers » è all’attenzione dell’Associazione nazionale forense (ANF) sin dal 2010: dodici anni fa, in occasione di un evento tenutosi a Firenze, l’ANF parlò per la prima volta dei sans papiers (espressione utilizzata per descrivere la realtà dei colleghi ai quali gli studi professionali presso i quali lavorano forniscono la stanza, il computer, finanche il codice civile o quello penale e la carta su cui scrivere).
La questione dell’avvocato monocommittente viene seguita con attenzione e particolare interesse, da tempo, anche dall’Associazione italiana giovani avvocati, la quale, nel corso del 34° Congresso nazionale forense, riunitosi a Catania nelle giornate dal 4 al 6 ottobre 2018, ha presentato la mozione n. 141 sull’avvocato « monocommittente », approvata dall’assemblea congressuale, che contiene la proposta di regolamentazione del rapporto di collaborazione professionale della figura del monocommittente che ha ispirato la presente proposta di legge.
La presente proposta di legge si pone, quindi, l’obiettivo di adeguare la normativa alla realtà fattuale e di garantire a questi avvocati la giusta tutela legislativa attraverso un riconoscimento giuridico di tali rapporti di fatto prevedendo, altresì, una disciplina puntuale e articolata che mira a realizzare, con uno sforzo non indifferente, un giusto contemperamento tra diritti e obblighi a carico di entrambe le parti del rapporto.
Ciò nel rispetto, come già osser- vato, dei princìpi cardine della professione, quali individuati dalla Costituzione e dalla legge professionale forense.
Si ritiene che la presente proposta di legge possa innescare, tra l’altro, effetti virtuosi come quelli di valorizzare le collaborazioni genuine e disincentivare la concorrenza sleale, la strumentalizzazione della partita IVA e la simulazione di rapporti di lavoro subordinati.
Se da un lato si vuole introdurre un sistema di garanzie e di tutele in favore degli avvocati in regime di monocommittenza, da un altro lato non si vuole obbligare alcun avvocato a essere un dipendente; al contrario, si desidera indirizzare le collaborazioni tra liberi professionisti sul binario di una sana e auspicabile collaborazione liberamente scelta tra due lavoratori autonomi.
La presente proposta di legge vuole venire incontro alle esigenze e alle aspettative di un’avvocatura competente e preparata che solo se soddisfatta e tutelata nei propri diritti e nelle proprie prerogative può essere veramente libera, deontologicamente corretta e attenta ai diritti dei deboli e ai nuovi diritti. Infine, la presente proposta di legge intende, ambiziosamente, promuovere una nuova alleanza tra le generazioni e dare impulso a un cambiamento culturale che veda nella collaborazione stabile e leale tra professionisti un investimento per il futuro degli studi legali, chiamati a fornire, oggi più che mai, risposte e soluzioni che richiedono, da una parte, una preparazione altamente specialistica (se non settoriale) e, da un’altra parte, un approccio multidisciplinare, per cui uno studio che vanti l’apporto di più professionisti variamente specializzati è uno studio che offre un valore aggiunto ai propri clienti.
La presente proposta di legge si compone di quattordici articoli volti a definire le caratteristiche della disciplina del rapporto di collaborazione professionale dell’avvocato in regime di monocomittenza.

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