
Il dibattito sulla pena e sul carcere che ne è la declinazione più estrema soffre spesso di un deficit di concretezza: massima ideologizzazione, minima attenzione alla realtà.
Finanche inutile sottolineare che questo atteggiamento è in rotta di collisione con le regole basiche del problem solving ed è quasi altrettanto inutile sperare in qualche cambiamento.
Pur con questa consapevolezza, TF non rinuncia a dare il suo contributo e lo fa sulla base di dati interamente ricavati dal sito web istituzionale del Ministero della Giustizia che chiunque può consultare.
Alla fine di ottobre 2022 gli istituti penitenziari italiani ospitano 56.225 detenuti a fronte di una capienza regolamentare dichiarata di 51.174 posti, il che significa che per ogni 100 posti disponibili dichiarati ci sono 110 detenuti.
È la stessa Amministrazione della Giustizia, tuttavia, a ricordare timidamente che i posti dichiarati sono sempre superiori a quelli effettivi. Sotto i riquadri statistici pubblicati periodicamente è infatti sempre presente, in caratteri piccoli, la stessa dicitura: “Il dato sulla capienza non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato“.
Un’idea di quanto grande sia questo scostamento ce la dà l’Osservatorio Diritti (a questo link) che richiama a sua volta dati forniti dall’associazione Antigone: “Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aggiornati al 30 giugno 2022, sono 54.841 le persone detenute negli istituti di pena. Di questi 2.314 sono donne e 17.182 stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 50.900 posti, con un tasso di affollamento ufficiale dunque del 107,7%. «Se si analizzano però tutte le schede trasparenza dei 190 istituti penitenziari italiani, pubblicate dal ministero della Giustizia, cosa che abbiamo fatto nel corso di luglio del 2022, si scopre che nei vari istituti sul territorio nazionale ci sono al momento ben 3.665 posti non disponibili. La capienza effettiva dunque scende a 47.235 posti, ed il sovraffollamento effettivo sale al 112%», spiega Antigone“.
Se si ipotizzasse che quei 3.665 posti fossero tuttora indisponibili, ciò significherebbe che i posti reali sono 47.509. Ci sarebbero dunque 118 detenuti ogni 100 posti.
Sempre sul piano nazionale spicca un altro dato: a fine ottobre del 2022, ben 16.196 detenuti sono in attesa di primo giudizio o condannati non definitivi.
Se ne ricava di conseguenza che poco meno di 30 detenuti ogni 100 stanno in galera da presunti non colpevoli.
Abbandoniamo adesso il dato nazionale e addentriamoci nella situazione reale e attuale di tre penitenziari.
Sono quelli di Milano San Vittore, Roma Regina Coeli e Reggio Calabria Giuseppe Panzera e quindi abbiamo il Nord, il Centro e il Sud.
Ricordiamo ancora una volta che i dati che esporremo sono rigorosamente ed esclusivamente tratti dalle schede per i singoli penitenziari contenute nel sito web ministeriale.
Milano San Vittore (dati aggiornati al 21.11.2022)
Costruito sul finire del diciannovesimo secolo.
Ha 705 posti regolamentari, 255 posti non disponibili e 869 detenuti.
Da pianta organica dovrebbe avere 785 addetti di polizia penitenziaria ma gli effettivi sono 589.
Le stanze di detenzione complessive sono 495. Quelle non disponibili sono 201. La doccia è presente in 249 stanze e il bidet in 186.
Non risulta alcun iscritto ai vari corsi di istruzione.
Non risulta alcuna attività di lavorazione gestita da terzi o dall’amministrazione.
C’è un laboratorio teatrale frequentato da 15 detenuti, sono possibili e praticate attività sportive, culturali e religiose.
Roma Regina Coeli (dati aggiornati al 21.11.2022)
Era un vecchio convento, trasformato in carcere tra il 1870 e il 1890.
Ha 605 posti regolamentari e 1.023 detenuti.
In pianta organica sono previsti 516 addetti di polizia penitenziaria, 47 amministrativi e 11 educatori ma in servizio effettivo sono rispettivamente 369, 33 e 3.
Le stanze di detenzione sono 323 delle quali solo 150 hanno la doccia e solo una il bidet.
Non ci sono attività di lavorazione gestite da terzi e c’è un’unica attività di lavorazione gestita dall’amministrazione che funge da servizio lavanderia e cucina e impiega 36 detenuti.
Nessun dato disponibile su attività teatrali, sportive, culturali e religiose.
Reggio Calabria Giuseppe Panzera (dati aggiornati al 21.11.2022)
La struttura fu progettata negli anni Venti dello scorso secolo ed è attiva dal 1932.
Ha 186 posti regolamentari, 8 non disponibili e ospita 202 detenuti.
In pianta organica sono previsti 190 addetti di polizia penitenziaria ma gli effettivi sono 160.
Le stanze di detenzione sono 87, 6 sono indisponibili, 83 hanno la doccia e 14 il bidet.
Non risulta alcun iscritto ai corsi di istruzione, nessuna attività di lavorazione gestita da terzi, nessuna attività di lavorazione gestita dall’amministrazione.
Non sono disponibili dati sulle attività teatrali, sportive, culturali e religiose.
Qualche riflessione
A un blog non si addicono riflessioni strutturate, ricerche estese, analisi dettagliate.
Del resto, il campione scelto è quantomai ridotto e le voci prese in considerazione lo sono altrettanto.
Anche la scelta di utilizzare solo dati di fonte ministeriale è in qualche modo penalizzante se si considera che schede ben più dettagliate di quelle istituzionali sono costantemente redatte e aggiornate da Antigone e altre organizzazioni attente alla questione carceraria.
Eppure, anche le notizie scarne esposte in precedenza si tramutano in dati concreti e possono contribuire a ragionare con i piedi per terra.
In sintesi: penitenziari stravecchi che restano tali anche dopo i tentativi di lifting sperimentati nel tempo; sovraffollamento strutturale; celle spesso inadeguate e prive dei più elementari servizi igienici; personale largamente ridotto rispetto a quello previsto in organico; lavoro, istruzione e formazione lasciati alla buona volontà dei direttori di istituto e delle associazioni di volontariato; gestione del tempo dei detenuti non tracciabile.
Questo è ciò che ci dicono i dati .
Le cronache ci spiegano in cosa quei dati si traducono: suicidi in quantità mai viste, violenze sui detenuti in aumento allarmante, situazione carceraria in ebollizione.
Le statistiche giudiziarie ci danno altre chiavi di lettura: processi che non finiscono mai, misure cautelari scelte prevalentemente tra quelle più afflittive e restrittive, esecuzione penale presidiata da una magistratura di sorveglianza impari al compito.
L’agenda politica ci dice qualcos’altro ancora: la spending review (cioè il risparmio di spesa chiesto ai dicasteri) comporterà, nel caso dell’Amministrazione della Giustizia, la riduzione di fondi destinati a voci importanti della vita carceraria. Si spenderà meno perfino per le mense dei servizi minorili.
Le foto ufficiali del sito web della Giustizia ci informano infine di un Guardasigilli che procede con passo marziale negli atri delle carceri che visita ma non ci dicono nulla di quello che sta guardando davvero.

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