Tigro è un gatto e Dana è una donna.
Questa semplice combinazione ha una sponda letteraria recente in Lei e il suo gatto di Shinkai Makoto e Nagakawa Naruki, pubblicato quest’anno da Einaudi. Racconta la storia di quattro donne che adottano altrettanti gatti randagi. Pensano di salvarli ma saranno loro ad essere salvate da quelle creature così speciali.
Se poi pensiamo a Tigro da solo, nella sua essenza felina, i riferimenti letterari sono sterminati.
Ne citiamo solo due: Plutone, il protagonista del racconto Il gatto nero di Edgar Allan Poe, “un animale di notevoli proporzioni e bellezza, tutto nero e dotato di intelligenza sbalorditiva” e Il gatto che se ne andava da solo di Rudyard Kipling, un essere dalla doppia vita, di giorno tranquillo gatto casalingo, di notte feroce predatore di topi, “il più selvatico di tutti gli animali selvatici“.
Come tutti sanno, gli investigatori italiani sono spesso persone di buone letture e la conferma più evidente è nei nomi in codice, ricercati e frutto di colte reminiscenze, che scelgono per identificare le brillanti operazioni di polizia giudiziaria dovute al loro acume.
In una di queste – l’operazione Sovrano (ma ipotizziamo si tratti di un refuso, verosimilmente dovrebbe trattarsi dell’operazione Soriano, come si capirà da qui a poco) – la combinazione di buone letture e acume ha prodotto quello che non ci aspetterebbe ma che potrebbe comunque avere un suo perché.
Apprendiamo da varie fonti giornalistiche (tra le altre, Adnkronos a questo link e Il Riformista a questo link) che alle 16.38 del 7 agosto 2020 Tigro e Dana si trovavano nella camera da letto dell’abitazione in cui vivono e che, a partire da quell’esatto momento, Dana ha parlato per un minuto e quattordici secondi.
Le parole della donna, ignoriamo se arricchite e punteggiate da interventi del felino, sono state ascoltate dalla DIGOS di Torino, ritenute di interesse investigativo, annotate in un’informativa e allegate agli atti di un’inchiesta condotta dalla Procura di quella città sulle attività del centro sociale Askatasuna che, inizialmente considerate come sintomatiche di un’associazione sovversiva, sono state di seguito declassate ad associazione a delinquere semplice.
Dana, cui evidentemente non fa difetto l’ironia, così commenta l’accaduto sul suo profilo Facebook:
“Intercettazioni nella mia camera da letto. La sintesi in fondo di questo audio ci restituisce la pericolosità del soggetto coinvolto. Se non facesse piangere farebbe molto ridere. Comunque, scherzi a parte, si tratta di una violazione così forte della propria intimità, è un qualcosa che non dovrebbe essere permesso. Ma a Torino, si sa, tutto è possibile”.
L’inusualità della vicenda ha attirato l’attenzione di Roberto Giachetti, deputato di Azione – Italia Viva, che l’ha così commentata: “L’intercettazione di un dialogo tra una indagata e il suo gatto, che viene inserita negli atti di un’inchiesta da parte della Procura di Torino, è una vicenda tragicomica che oltrepassa tutti i possibili confini della logica e del buonsenso“.
Giachetti non si è limitato al commento. Ha anche presentato un’interrogazione al Ministro della Giustizia chiedendogli se non ritenga di procedere, nell’ambito delle sue competenze, ad attivare i propri poteri ispettivi in relazione alle eventuali irregolarità, anomalie e/o omissioni da parte degli uffici giudiziari della procura di Torino.
E questa è la storia di Tigro e Dana.
Non sappiamo cosa si siano detti in quel minuto e quattordici secondi, se si siano confessati misteri tremendi, se Tigro in un attimo di debolezza abbia rivelato a Dana la sua doppia vita notturna, se Dana gli abbia parlato della sua vita, di ciò in cui crede, del tempo passato in carcere per il suo attivismo da No-TAV.
Non lo sappiamo e neanche vogliamo saperlo perché pensiamo che quello che si sono detti appartenga solo a loro due.
