21 anni in carcere per una intercettazione telefonica trascritta male: la storia di Angelo Massaro nel docufilm “PESO MORTO” (di Riccardo Radi)

Il filmato che secondo il dottor Cuno Tarfusser ogni magistrato dovrebbe vedere per rendersi conto che oltre le carte ci sono le persone.

La storia di Angelo Massaro, 21 anni di ingiusta detenzione per colpa di un’intercettazione telefonica trascritta male e interpretata peggio, raccontata nel nuovo documentario realizzato dall’associazione Errorigiudiziari.com.

Una vita distrutta per colpa di una consonante.

Ventun anni in carcere da innocente perché un’intercettazione telefonica viene capita male e interpretata peggio.

Una parola in dialetto, pronunciata durante una normalissima telefonata mattutina alla moglie, diventa la prova regina dell’accusa di omicidio pur in assenza del cadavere, dell’arma e del movente.

Massaro disse, in dialetto: “Sto portando stu muers” che viene malamente trascritto in “muert”, inteso come cadavere.

Si rimane sconcertati nell’apprendere che nessuno dei giudicanti abbia ascoltato l’intercettazione ma soprattutto è assurda la circostanza che al momento dell’ascolto dell’intercettazione gli investigatori non abbiano provveduto immediatamente ad un riscontro fermando il Massaro alla guida della sua auto con rimorchio dove ci sarebbe dovuto essere il cadavere del suo migliore amico che invece non c’era.

Una indagine parziale e un processo condotto in maniera discutibile hanno portato Angelo Massaro a trascorrere i migliori anni della sua vita in carcere dove è entrato il 15 maggio 1996 all’età di 30 anni per uscirne il 23 febbraio 2017.

Solo un processo di revisione è riuscito a mettere fine a una clamorosa ingiustizia che ha lasciato cicatrici indelebili nella mente e nel cuore del protagonista di Peso morto e dei suoi familiari, un documentario che ripercorre i momenti chiave di questa sconvolgente odissea umana.

Alla prima presentazione dell’opera a Milano il 18 settembre era presente, seduto in platea, il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser

Alla fine della proiezione il magistrato si è alzato, ha chiesto di parlare e, rivolgendosi ad Angelo Massaro, ha detto: “Io mi scuso con lei per tutto quello che le è successo. Questo filmato venga fatto vedere a tutti i magistrati e venga proiettato alla Scuola Superiore della Magistratura perché venga insegnato che oltre le carte ci sono le persone”.

L’opera, per la regia di Francesco Del Grosso (che aveva già diretto Non voltarti indietro), è stata scritta da Lattanzi, Maimone e Del Grosso, con la produzione esecutiva di Black Rock Film in collaborazione con Errorigiudiziari.com.

È stata presentata in anteprima mondiale il 18 settembre a Milano, nell’ambito del Festival internazionale del documentario “Visioni dal mondo”. Da poco è proiettata anche al Matera Film Festival e la sera del 13 novembre in anteprima romana al MAXXI nell’ambito dell’Extra Doc Festival, il concorso che premia i migliori documentari della stagione realizzato dalla Fondazione Cinema per Roma.

Alla fine della proiezione un applauso di una decina di minuti ha sottolineato l’emozione di tutti i presenti per una storia che, senza indulgere e senza enfatizzare la vicenda, racconta la solitudine di un uomo e la disperazione composta dei suoi familiari.

È dura, durissima, trascorre 21 anni in carcere quando sai di essere innocente.

Lo è ancora di più se ti trasferiscono continuamente da un carcere ad un altro perché sei additato come una persona difficile mentre chiedi soltanto di capire il senso dei regolamenti e dei tanti divieti che ti impediscono perfino di assistere al funerale di tuo fratello e limitano le telefonate che puoi fare ai tuoi cari nel disperato tentativo di non farti dimenticare, di essere ancora parte delle loro vite.

Nel dramma dell’errore giudiziario uno spaccato delle nostre carceri e dei motivi che possono spingere le persone a togliersi la vita nell’indifferenza sostanziale di tutti.

In Peso morto lo spettatore rivive l’odissea umana e giudiziaria di Angelo Massaro attraverso un viaggio fisico ed emozionale nei luoghi che hanno fatto da cornice alla sua ingiusta detenzione, al fianco di figure chiave della sua incredibile vicenda: non solo familiari e amici, ma anche il cappellano del carcere, lo psicologo e la direttrice di uno degli istituti in cui è stato detenuto, compagni di cella, docenti universitari con cui sostenne gli esami della facoltà di giurisprudenza cui si era iscritto durante la detenzione e che lo chiamano oggi a portare la sua testimonianza agli studenti, a sostegno dell’opera di sensibilizzazione sul tema portata avanti con Errorigiudiziari.com.

Sto ancora aspettando le scuse di chi ha indagato su di me e di chi mi ha condannato a ventiquattro anni di carcere solo per un’intercettazione telefonica”, accusa oggi Angelo Massaro.

È inaccettabile vedersi rubare un pezzo di vita lungo 21 anni senza che nessuno abbia mai pagato per questo colossale errore giudiziario”.

“La prima volta che incontrammo Angelo Massaro era tornato a essere un uomo libero da pochi giorni”, raccontano Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone.

Si presentò a noi con due borsoni pieni di carte, atti giudiziari, codici e quaderni con i suoi appunti scritti durante la lunga carcerazione. Ci travolse con la sua voglia di raccontare, di far sapere quello che aveva passato in quasi la metà della sua vita. Capimmo subito che ciò di cui era stato involontario protagonista era uno degli errori giudiziari più gravi della storia repubblicana. Per questo, alla fine di quella prima giornata passata insieme, gli facemmo una promessa: la sua storia sarebbe diventata un docufilm. Ora, cinque anni dopo quell’incontro, siamo orgogliosi di aver mantenuto quell’impegno con Peso morto”.

Bisogna che lo vedano tanti questo film e che, dopo averlo visto, si indignino per quella vita rubata e dalla loro indignazione traggano forza per gridare che questa non è più giustizia e che non deve succedere mai più a nessuno quello che è successo ad Angelo Massaro.

Trailer ufficiale: https://youtu.be/XdGNhSQwmx4