Il più antico codice civile è visibile a Roma (di Riccardo Radi)

A Roma, nella magnifica sede dell’Accademia dei Lincei a Palazzo Corsini, è visibile la regina delle iscrizioni: le Leggi di Gortina.

In una delle sale dell’Accademia Nazionale dei Lincei – la Sala Dutuit – è custodito un “reperto” assai singolare: il calco della monumentale epigrafe che porta incise le Leggi di Gortina, la più ampia iscrizione a carattere giuridico finora recuperata dall’antichità.

La “regina delle iscrizioni”, come fu giustamente chiamata da Domenico Comparetti, è alta 1,70 m e lunga ben 8,71 m ed è datata alla prima metà del V sec. (480/450 a.C.). Era originariamente collocata lungo il muro perimetrale di un edificio circolare, forse il Bouleuterion della città cretese, e fu successivamente rimontata nel muro esterno dell’Odeon di epoca romana (I sec. d.C.), dove fu scoperta nell’agosto del 1884 da Federico Halbherr (1857-1930).

L’iscrizione è nota anche con il nome di Dodekadeltos, poiché il testo bustrofedico è disposto su dodici colonne e ordinato su quattro file sovrapposte di calcare locale (poros) di altezze diverse. Si tratta del più antico codice civile che la civiltà greco-cretese ci abbia lasciato, in cui si fondono diverse tradizioni giuridiche antiche. I temi trattati riguardano il diritto di famiglia e quello ereditario, i delitti contro il costume e questioni relative alle vendite, debiti e ipoteche, nonché le libertà personali degli schiavi e i loro diritti.

Un primo blocco della grande epigrafe fu scoperto nel 1857 dai francesi Léon Thenon e George Perrot e venne murato nella parete di un mulino. Fu però l’archeologo ed epigrafista Federico Halbherr, inviato dal suo maestro Comparetti, a fare del reperto un vero oggetto di studio.

La necessità di acquisire e ricollocare il prezioso reperto in un luogo più sicuro comportava tuttavia una spesa ingente di circa 10.000 franchi, tanto che il Syllogos di Candia – come ricorda persino un avviso sull’American Journal of Archaeology del 1894 – chiese aiuto alla comunità internazionale degli studiosi in cambio della realizzazione di calchi che potessero arricchire le collezioni epigrafiche europee.

Del lavoro di studio e trascrizione “sul campo” dell’archeologo italiano e socio linceo resta inoltre traccia anche in alcuni taccuini manoscritti conservati oggi presso l’archivio della Scuola Archeologica Italiana di Atene (consultabili on line) e l’Archivio dell’Accademia Roveretana degli Agiati, di cui Halbherr era stato membro e alla quale ha lasciato il suo ricco archivio personale.

Per Terzultima Fermata questa breve ma curiosa storia da Palazzo Corsini.