
Nell’ambito della filosofia cristiana medievale, conosciuta anche come teologia scolastica, si usava attribuire un epiteto ai suoi esponenti più autorevoli così da identificarne facilmente la caratteristica essenziale.
San Tommaso d’Aquino, ad esempio, si guadagnò il titolo di Dottore angelico, Bernardo di Chiaravalle quello di Dottore mellifluo (non sono certo che fosse solo elogiativo), Anselmo di Laon addirittura quello di Dottore dei dottori.
In mezzo agli altri ci furono anche Duns Scoto che fu appellato Dottor sottile e Pietro di Mantova che fece ancora meglio arrivando ad essere il Dottor sottilissimo.
Quell’uso fu abbandonato nel tempo ma l’espressione “Dottor sottile” ebbe fortuna tanto da essere arrivata ai giorni nostri.
Oggi la si usa per designare persone dotate di raffinate capacità argomentative e persuasive, per lo più in ambito giuridico o politico.
Le elezioni politiche, la schiacciante vittoria della coalizione di centrodestra e la nascita del Governo Meloni sono un’occasione per rinverdire i fasti di quell’espressione.
Si può convenire infatti che, se si pensa ad un qualsiasi governo in termini teatrali, ci sono ruoli che non possono assolutamente mancare: il Capo, il Diplomatico, l’Influencer, l’Infiammafolle, il Tessitore e, appunto, il Dottor sottile.
Quest’ultimo, per come la vedo io, è molte cose insieme: assolutamente fedele al Capo (ma senza essere uno yesman perché se lo fosse non farebbe bene il suo mestiere), eminenza grigia (conta molto ma non esibisce il suo potere), detentore di sapere (soprattutto giuridico, il diritto c’entra sempre), partecipe primario di reti e di cerchie influenti (meglio se coerenti all’orientamento ideologico di chi sta al potere) e molto altro ancora.
Beninteso, il Dottor sottile deve avere un profilo personale e professionale specchiato il che comporta che sia qualcuno e qualcosa prima e a prescindere dalla squadra di cui entra a far parte.
Il ruolo ideale del Dottor sottile è il sottosegretariato di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per i poteri connessi a questa carica e, ancora di più, per la vicinanza costante al premier che lo rende di fatto il suo più ascoltato e influente consigliere.
Da due giorni questo ruolo è di Alfredo Mantovano.
Coerentemente all’epiteto di Dottor sottile, il Dr. Mantovano è molte cose insieme.
È un magistrato autorevole (da ultimo componente della seconda sezione penale della Corte di cassazione), ha trascorsi politici di rilievo (più volte parlamentare e sottosegretario di Stato), è giornalista pubblicista, scrittore e saggista, è componente di varie organizzazioni (presidente della sezione italiana della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, vicepresidente del Centro studi intitolato a Rosario Livatino, direttore responsabile della rivista giuridica L-Jus edita dal predetto Centro).
Come è ovvio, una presenza così importante in così tanti ambiti lascia molte tracce del pensiero e delle convinzioni di Alfredo Mantovano.
Due giorni fa, ad esempio, Formiche.net ha pubblicato un approfondimento su di lui (a questo link), ricordando fra l’altro di averlo annoverato tra i suoi autori.
L’articolista Francesco De Palo lo presenta come un conservatore cattolico ratzingeriano dalle convinzioni profonde su molti temi sensibili e che certamente faranno parte dell’agenda del Governo Meloni: fautore della necessità di un riequilibrio tra i poteri dello Stato e della separazione delle carriere tra PM e giudici e di una profonda revisione del sistema di progressione delle carriere come strumenti prioritari attraverso i quali raggiungere questo obiettivo; convinto della necessità che alla sicurezza pubblica non possano rimanere estranei gli enti locali e le organizzazioni di privati cittadini (le cosiddette ronde); sostenitore della necessità di disporre di magistrati specializzati nella materia del terrorismo; fiero oppositore del progetto di legge Cirinnà sulle unioni civili, contrario a qualunque liberalizzazione della produzione e dell’uso di qualsiasi sostanza stupefacente, ugualmente contrario alla legalizzazione dell’eutanasia.
Di lui, sempre due giorni fa, ha parlato (come non aspettarselo?) Gay.it (a questo link) e lo ha fatto in chiave fortemente critica, stigmatizzando la sua posizione anti-abortista, definendo sconcertanti le sue dichiarazioni sulla comunità LGBTQ e scagliandosi contro le tesi sostenute nei due libri “Omofobi per legge? Colpevoli per non avere commesso il fatto” e “Legge omofobia perché non va. La proposta Zan esaminata articolo per articolo”, entrambi editi da Cantagalli tra il 2020 e il 2021 e pubblicati per contrastare il disegno di legge Zan.
Risale invece al 25 aprile 2021 l’intervista rilasciata da Mantovano al Quotidiano di Puglia (a questo link) dal significativo titolo “Uscire da questa situazione? Carriere separate e terzietà”.
All’intervistato non difettano né la chiarezza né la nettezza dei concetti.
E così, ad esempio:
“Luca Palamara è stato eliminato nel giro di pochissime ore. Grazie a Dio, non fisicamente. Ci siamo tolti il mostro e abbiamo risolto il problema? In realtà […], anche oggi c’è l’idea che sia sufficiente cacciare Palamara per poter proseguire come prima: non funziona così, la cronaca ci dice che la questione è grave”.
“c’è un numero, quello degli indennizzi liquidati per ingiusta detenzione: nel 2019 si segnalano mille casi che hanno trovato soddisfazione. Lo Stato ha sborsato circa 43 milioni. Non è l’errore che capita, mille in un anno è un dato pesantissimo”.
“Non possiamo eliminare solo le mele marce. Bisogna prendere provvedimenti corposi. Una cosa che andava fatta l’altro ieri è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. La carriera unica aveva senso col precedente codice di procedura penale. Con quello che esiste da oltre trent’anni, non si vede perché debba essere inserito a pieno titolo senza distinzioni nel corpo dei giudicanti. Più di un gip o un Tribunale di Riesame non svolgono l’autonoma valutazione di quello che viene sottoposto dal pm. Fanno un copia e incolla: questa è una delle ragioni per cui serve questa separazione”.
“già la bicamerale di D’Alema proponeva l’estromissione del giudizio disciplinare dal Csm. La componente disciplinare è fondamentale ma non esiste che sia eletta in base a divisioni in correnti. Ci dovrebbe essere una corte terza che desse garanzia di competenza e imparzialità”.
Come si diceva, frasi chiare e inequivocabili.
A questo punto, la summa del pensiero di Alfredo Mantovani, ricostruita sinteticamente attraverso quello che dice lui e quello che altri dicono di lui, è sufficientemente descritta.
Resta un’ultima notazione.
Il 6 maggio 2022 si è tenuta la conferenza programmatica di Fratelli d’Italia (qui il link al video su Youtube).
Alfredo Mantovani è stato tra gli interventori, accolto sul palco dalla leader del partito e oggi capo del nuovo Governo, e introdotto dai versi de Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano.
Non sintetizzerò le sue parole, invito piuttosto i lettori ad ascoltarle e farsi una propria opinione indipendente.
Ancora qualcosa mi è necessario dire prima di finire.
Il pensiero di Alfredo Mantovani e il programma di Fratelli d’Italia sembrano avere molteplici punti comuni, così tanti da pensare che il primo abbia concorso in modo non trascurabile a definire il secondo.
A conferma di questa liaison ideologica il magistrato non ha esitato a intervenire alla kermesse di cui si è appena detto.
Eppure, intervistato il 25 gennaio 2010 per Il Giornale da Gian Maria De Francesco (a questo link per il test integrale dell’intervista) mentre era sottosegretario di Stato all’Interno nel Governo Berlusconi IV, così rispose alla domanda “Se da ex magistrato crede nel collateralismo tra media, politica e magistratura”: “Vi sono aree della magistratura ideologizzate che non cercano sponde nel partito ma in se stesse. Se il Csm determina le carriere, esercita i poteri disciplinari e indirizza l’amministrazione della giustizia con le circolari, un magistrato di sinistra e ideologizzato trova già lì la propria protezione”.
Se ho capito bene, secondo Mantovano è male per un magistrato cercare sponde e protezione dentro il CSM e questo lo fanno i magistrati di sinistra.
Non lo ha detto, ma sembrerebbe credere che sia invece un bene cercare sponde esterne in un partito.
Pur certo che il Dr. Mantovano sia il Dottor sottile del Governo Meloni, mi rimane un dubbio: se sia poco sottile o se invece lo sia tanto. Tendo a propendere per la seconda opzione.

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