
Il tribunale di sorveglianza di Roma non è un’isola felice e i suoi “utenti”, ogni giorno, sono costretti a fare conti con questa triste ed amara verità.
La storia che mi accingo a raccontare è una piccola vicenda, diranno molti, ma è lo specchio della negazione di giustizia che qualche volta si dispensa dalle stanze di via Triboniano.
Il Signor AM è stato condannato a 3 anni di reclusione e dal 8 aprile del 2020 ha iniziato a scontare la pena: Fin qui nulla di strano.
Il suo fine pena è indicato nell’ordine di esecuzione al 7 aprile del 2023 ma – e converrete che si tratta di un dettaglio niente affatto trascurabile – potrebbe avere finito di scontare la sua pena già il 7 ottobre 2022.
Il Signor AM è in affidamento ai servizi sociali, dopo aver trascorso una parte della pena in carcere e agli arresti domiciliari e avere sempre mantenuto un ottimo comportamento.
Ebbene, AM ha maturato dal 8 aprile del 2020 al 8 ottobre 2021 ben cinque semestri di liberazione anticipata e gliene sarebbero bastati anche quattro a dir il vero per maturare lo sconto di pena necessario per essere liberato ma tace il tribunale di sorveglianza romano a cui spetta prendere atto di questa condizione e trarne le conseguenze di legge.
Solleciti, istanze, pec, richieste: tutti sforzi inutili che vanno a sbattere contro un muro che raramente si riesce ad abbattere.
La giustizia dei fascicoli che dimentica le persone.
Oggi il nostro AM ha scontato già cinque giorni in più di quanto dovuto ma è un Signor nessuno, non ci sono cronisti e fotografi pronti ad aspettarlo all’uscita e non si è formato alcun comitato che faccia sentire la sua voce in sua difesa.
La storia di AM è solo una piccola storia di cui non importa nulla a nessuno.

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