L’Europa e il sorriso restituito: la scomparsa delle conferenze stampa dei pubblici ministeri

Spesso pensiamo all’Unione europea come produttrice a raffica di regole che servono solo a complicarci la vita.

A Bruxelles – questo è il pensiero – pretendono di insegnarci a stare al mondo: come e cosa mangiare, come curarci, come produrre, come consumare, che macchine guidare.

Un tossico continuo che ci toglie l’umore e l’appetito.

Altrettanto spesso però dimentichiamo quante volte l’UE ci restituisce il sorriso e la gioia di vivere.

Un’esagerazione? Niente affatto.

A metà dicembre dell’anno scorso è entrato in vigore il d.lgs. n. 188/2021 che ha recepito e attuato la Direttiva n. 2016/343 emessa congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio e finalizzata a rafforzare la presunzione d’innocenza.

L’art. 2 del decreto ha vietato alle autorità pubbliche “ di indicare pubblicamente come colpevole la persona sottoposta a indagini o l’imputato fino a quando la colpevolezza non è stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili”.

L’art. 3 ha precisato a sua volta che la diffusione di notizie sui procedimenti penali può avvenire solo attraverso comunicati ufficiali. Sono ancora possibili le conferenze stampa ma nei soli casi di particolare rilevanza dei fatti.

La diffusione di informazioni è permessa solo se strettamente necessaria per la prosecuzione delle indagini o se ricorrano altre specifiche ragioni di interesse pubblico.

Chi le diffonde è tenuto comunque a chiarire quale sia la fase in cui si trova il procedimento e a rispettare il diritto di indagati e imputati a non essere indicati come colpevoli fino alla condanna definitiva.

Sono bastate queste poche norme ed ecco sparire di incanto, con non poco disappunto di chi ci sguazzava, quelle conferenze stampa che avevano poco da invidiare alla cerimonia dei premi Oscar e in cui il PM di turno si gloriava del magnifico lavoro svolto sotto la sua direzione e presentava come pietre miliari non più discutibili i risultati ottenuti.

Erano spettacoli assai spiacevoli e inappropriati che hanno contribuito non poco a creare la mitologia dell’accusa come centro motore della giustizia penale e dei PM come soggetti latamente politici. Era una cosa che ci toglieva il sorriso e l’Europa ce l’ha restituito.