“Dalla parte della legalità”: il programma elettorale in materia penale del Movimento Cinque Stelle per le elezioni politiche del 25 settembre (di Vincenzo Giglio)

Dopo il post dedicato alle proposte di Fratelli d’Italia, ci occupiamo questa volta del programma del Movimento Cinque Stelle, esposto sul sito della formazione guidata da Giuseppe Conte.

Lo riportiamo tale e quale.

CONTRASTO ALLE MAFIE

Potenziamento degli strumenti di contrasto già esistenti. Completamento della riforma in tema di ergastolo ostativo. Tutela dei principali presìdi antimafia come il 41 bis, le misure di prevenzione personali e patrimoniali.

LOTTA ALLA CORRUZIONE

maggiore trasparenza e controllo dei fondi del Pnrr e implementazione delle tutele per il lavoratore che denuncia (‘whistleblowing’) e per i testimoni di giustizia.

CONTRASTO ALLE AGROMAFIE ED ECOMAFIE

tutelando il diritto alla salute attraverso un efficace sistema di repressione delle attività della criminalità organizzata e dei reati ambientali in generale.

REGOLAMENTAZIONE DELLA COLTIVAZIONE DELLA CANNABIS

per uso personale, al fine di contrastare il business della criminalità organizzata e superare le criticità connesse alla produzione limitata di cannabis per uso terapeutico.

POTENZIAMENTO DELLE MISURE DI CONTRASTO A OGNI FORMA DI VIOLENZA CONTRO LE DONNE

attraverso la formazione degli operatori, l’obbligatorietà e l’implementazione dei braccialetti elettronici e percorsi di recupero per i soggetti maltrattanti. Riforma della disciplina degli affidi.

SUPERAMENTO DELL’IMPROCEDIBILITÀ NEL PROCESSO PENALE

Ci consentiamo qualche osservazione, come sempre in forma sintetica.

  • Una grande attenzione è riservata alla criminalità organizzata. L’azione statale di contrasto a quella di tipo mafioso è posta in cima alla lista ma si continua a parlarne anche a proposito di agromafie ed ecomafie e di coltivazione della cannabis.
  • La stessa sensibilità è riservata alla lotta alla corruzione.
  • Manca qualsiasi accenno di adesione – semmai si colgono segnali impliciti di dissenso – alle decisioni della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti umani che hanno censurato in termini di irrecuperabile irragionevolezza la nostra disciplina normativa dell’ergastolo ostativo.
  • Le attività di contrasto sono pensate in termini pressoché esclusivamente repressivi e pan-penalistici.
  • È ignorata la giustizia riparativa sebbene sia uno degli strumenti valorizzati dal Governo in carica nella Legge delega n. 134/2021.
  • Nessuna attenzione è riservata ai ritardi strutturali nella resa di giustizia e agli strumenti per venirne a capo. Al contrario, si propone di eliminare l’improcedibilità nel processo penale e di tornare così al fine processo mai dopo l’emissione della sentenza di primo grado. Così che, paradossalmente, mentre si propongono maggiori trasparenza e controllo dei fondi PNRR, si ostacola una delle condizioni fondamentali (riduzione in misura non inferiore al 25% della durata media dei giudizi penali) per ottenerli.
  • È totalmente ignorato il conclamato abuso delle misure cautelari più afflittive che costa allo Stato decine di milioni di euro all’anno per gli indennizzi da ingiusta detenzione.

Difficile non pensare alla diffusa retorica giustizialista di cui parla Francesco Petrelli su Diritto di Difesa nel suo scritto Il filtro magico e i limiti della riforma.