
Dopo lo scioglimento delle Camere ed in attesa del voto del 25 settembre e della formazione di una nuova maggioranza, il Governo Draghi rimane in carica per gli affari correnti.
Interessa capire cosa si intenda per affari correnti, in particolar modo per l’attività normativa, soprattutto alla luce delle tante riforme in corso e della loro essenzialità per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC).
Il presidente Draghi ha emesso a tal fine una direttiva di chiarimento, precisando che il Governo: non esaminerà nuovi disegni di legge (fatta eccezione per quelli imposti da obblighi internazionali e comunitari, ivi compresi quelli di attuazione del PNRR e del PNC); assicurerà gli adempimenti necessari per l’emissione dei decreti legislativi necessari per l’attuazione delle leggi di delega; non saranno emessi nuovi regolamenti governativi o ministeriali (fatta eccezione per quelli la cui emissione sia imposta dalla legge entro un termine perentorio o sia condizione di rispetto di obblighi di fonte eurounitaria o di operatività delle p.a. o siano comunque necessari per l’attuazione di leggi già approvate e per l’attuazione del PNRR e del PNC.
Sarà quindi possibile rispettare il cronoprogramma fissato dall’Unione europea che impone di centrare 55 obiettivi entro dicembre (oltre ai 45 assegnati per il primo semestre) come condizione per l’erogazione della relativa tranche di 19 miliardi di euro.
Rientrano in questo ambito le riforme del processo civile e penale e dei contratti pubblici.
Vale la pena di ricordare che il 19 ottobre di quest’anno scade il termine per i decreti attutivi della riforma della giustizia penale e il 24 dicembre scade l’analogo termine per la riforma della giustizia civile.
Non c’è molto tempo, quindi, e la complicazione nell’ambito penale aumenta per via dell’elevata conflittualità politica sui temi portanti della riforma.
Un percorso ad ostacoli, questo è sicuro.

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