
È stata da poco pubblicata la relazione del Ministro dell’Interno per l’anno 2021 sull’attività delle Commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso.
Questi i dati più significativi per l’anno di riferimento:
i nuovi provvedimenti di scioglimento di consigli comunali sono stati 14, di cui 4 in Calabria, 4 in Sicilia, 2 in Campania e 4 in Puglia;
sono stati oggetto di gestioni commissariali straordinarie 50 Comuni (il dato comprende ovviamente anche enti commissariati prima del 2021) dei quali 18 in Calabria, 16 in Sicilia, 8 in Puglia, 6 in Campania, uno in Basilicata e uno in Valle d’Aosta; la loro popolazione complessiva è di poco inferiore e 900.000 abitanti;
sono state emesse 37 decisioni giudiziarie in materia di incandidabilità ex art. 143, comma 11, del Testo unico sull’ordinamento degli enti locali in virtù del quale gli ex amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento dell’ente per infiltrazioni della criminalità organizzata «non possono essere candidati alle elezioni per la Camera dei deputati, per il Senato della Repubblica e per il Parlamento europeo nonché alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, in relazione ai due turni elettorali successivi allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo»;
i principali ambiti nei quali sono intervenuti i commissari sono: l’ordinamento degli uffici e dei servizi; le entrate tributarie; l’edilizia pubblica e privata e l’assetto del territorio; la videosorveglianza; la gestione e l’uso dei beni comunali, anche con riferimento agli impianti sportivi e verde pubblico; l’assegnazione e la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata; la protezione civile; l’esercizio del diritto di accesso civico e del diritto di accesso generalizzato; l’affidamento degli incarichi e la metodologia per la
graduazione delle posizioni organizzative; i criteri di misurazione e valutazione della performance; l’attuazione del Regolamento UE 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali; lo smaltimento dei rifiuti; il funzionamento delle commissioni comunali di vigilanza nei pubblici spettacoli;
i risultati più significativi ottenuti dai commissari sono: l’incremento della riscossione dei tributi locali e il conseguente abbattimento della relativa evasione, la razionalizzazione della spesa e l’ottimizzazione dei costi, la riorganizzazione dell’apparato burocratico, il miglioramento dei servizi offerti alle comunità locali, l’adozione di strumenti urbanistici, la lotta all’abusivismo edilizio e la ripresa delle opere pubbliche, l’utilizzazione a fini sociali dei beni sottratti alla criminalità organizzata;
sono state compiute non di rado attività di sensibilizzazione volte a superare la diffidenza degli abitanti verso i commissari.
Questo è il quadro complessivo offerto dalla relazione ministeriale e se ne ricava un’impressione di efficienza.
Serve tuttavia mettere in luce qualche criticità evidente.
Lo scioglimento degli enti per mafia continua a riguardare in massima parte il Meridione d’Italia sebbene una miriade di analisi autorevoli attesti la presenza di organizzazioni mafiose in ogni parte del territorio nazionale.
Senza voler contestare i dati del Viminale, sono tutt’altro che infrequenti i casi di gestioni commissariali alle quali segue non l’ottimizzazione della spesa ma il suo azzeramento sul presupposto che la priorità assoluta è il risanamento finanziario che lascia in secondo piano i bisogni delle comunità.
Infine: vari enti sono stati sciolti più volte sicché sembrerebbe che la capacità salvifica dello scioglimento e della conseguente gestione ad opera di organi statali non abbia sempre e dovunque la stessa intensità.
Uno strumento da maneggiare con cura: questo solo si può dire.

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